In questo momento la mia sensazione è che ci sia, anche negli
individui che hanno una buona capacità di comprendere, una diffusa sensazione
di smarrimento. Ossia, è indubbio che sappiano fare un’analisi della realtà,
che sappiano individuare quali sono le cause di questa situazione; il problema,
però, appare imbarazzante, quando ci si accorge che le analisi sono sì
parzialmente esaustive, ma prive di quella che si potrebbe definire l’idea su
come uscire dalla situazione. Mi sembra che non sia la semplicità a
contraddistinguere questa fase storica, che non sia per niente facile
sbrogliare questo “Nodo Gordiano”, e che non sia neanche certo che affrontando
il problema in un modo diverso il risultato sia garantito.
Tuttavia, ci siamo andati a cacciare in questa situazione per
tutta una serie di motivi, cui vale la pena solo accennare: individualismo,
capitalismo, finanza, profitto, consumismo, delirio d’onnipotenza, disturbi
psichiatrici. Non mi sembra d’aver rintracciato, nei brani letti ovunque, un
accenno a quello che potrebbe apparire come un’efficace via d’uscita. Il tutto
si limita a speranze, illusioni, retoriche sulla bontà e fiducia nella capacità
di miglioramento dell’uomo. Ora, premettendo che non ho nessuna Verità da suggerire;
che sono quasi del tutto convinto che oramai non si possa fare più nulla; che
il treno della Storia sia passato, potrei comunque affermare, senza superbia, che
saprei “Che fare?” per tentare di sistemare un meccanismo malconcio.
Uno Stato, una Società non sono organismi semplici. Ogni
problema si complica nell’attimo stesso in cui fissi lo sguardo su di esso. Qualsiasi
legge deve calarsi su una realtà che la accetta e la assimila. È inutile
governare in modo altruista se poi gli individui sono egoisti. Inutile tentare
di estirpare la corruzione quando sono tutti corrotti. Inutile essere onesti
fra una folla di disonesti. Non c’è altra possibilità, di fronte a questi
impedimenti, che tentare di risolverli con mezzi che “Noi” riteniamo adeguati.
In riferimento alla Nostra situazione, primo provvedimento indispensabile
è la sospensione della Costituzione, poi, nell’ordine: scioglimento delle
assemblee rappresentative; formazione di un Governo composto di personalità di
cultura Socialista/Collettivista; cancellazione dei trattati Internazionali; uscita
dall’Unione Europea e dalla Nato; cessazione e ritiro delle missioni militari all’Estero.
Revisione dei trattati con lo Stato del Vaticano. Revisione dei Codici Penali e
Civili. Nazionalizzazione e socializzazione dei mezzi di produzione. Collettivizzazione
dell’agricoltura. Confisca delle finanze private speculative. Azzeramento del
debito sovrano. Tetto massimo di retribuzione. Tetto massimo di pensione.
Cancellazione d’ogni “diritto acquisito”. Rimpatrio dei clandestini.
Criminalizzazione del parassitismo sociale, finanziario, industriale,
tecnocratico, politico. Ripristino della pena di morte.
Per risolvere l’attuale crisi sanitaria, Covid-19, che è una
conseguenza non una fatalità, risultato dello smantellamento della Sanità
pubblica e dalla mancata cessazione delle attività produttive non
indispensabili, confisca senza indennizzo delle strutture sanitarie private, patrimonio
degli stessi imprenditori, e loro
socializzazione. Riconversione delle strutture industriali per una sollecita
pianificazione e produzione di apparecchiature sanitarie fondamentali e di generale
pubblica utilità.
Sono certo che ai più queste prime proposte appariranno
eccessive, che non ci sono le condizioni per svilupparle, che non c’è una classe
consapevole che le appoggi, che non c’è un ceto dirigente che le realizzi, che questi
aspetti totalitaristici spaventano, e che il “Popolo” non accetterebbe mai un
simile status, tanto è corrotto. Non posso che essere d’accordo: le mie sono
idee per salvare un corpo morente che desidera vivere, nulla si può fare se il
corpo ha deciso di morire. Le condizioni di decadenza sono irreversibili in
rapporto ai processi sociali. La “natura umana” non è programmata per vivere in
sintonia con la Natura, e con se stessa. La ragione dell’uomo è in condizioni
di fantasticare una “utopia”, capace di sognare un mondo in pace e in armonia, capace
di codificare il bene e il male, purtroppo questo vale poco, perché sono i suoi
“cervelli primitivi” che hanno prevalenza sull’agire. La Ragione umana non è
una caratteristica evolutiva superiore, è una caratteristica involutiva
inferiore. La Ragione vorrebbe mostrare come si deve vivere, perché ha la
superbia di rintracciare nella Natura qualcosa che non funziona. Gli Animali
più evoluti di noi, non hanno questo tipo di presunzione, vivono senza domandarsi
se la Natura potrebbe essere migliore, semplicemente vivono come sentono che si
deve vivere. L’uomo è una povera “bestia” disperata, che crede d’aver compreso
la tragedia, il non senso, il dolore e la crudeltà del vivere, e accanto a
queste consapevolezze sente dentro di sé anche l’impossibilità ad accettarle. Forse,
non è tanto lo sforzarsi a trovare rimedi che non sappiamo poi come attuare che
ci salverà dalla disperazione, quanto la certezza che la nostra esperienza di
Homo Sapiens si esaurirà in fretta, così da consentire alle specie più evolute
di vivere nella massima serenità possibile.