Ieri mi è capitato di rivedere un
film. Titolo “Before we go” di
Chris Evans con Chris Evans, Alice Eve, Maria Breyman. È una semplice
storia d’amore che si svolge nell’arco di una sola notte. Ho voluto rivederlo
poiché la prima volta l’ho apprezzato: sì, mi piacciono le storie d’amore,
quando sono raccontate bene e finiscono meglio. Giudico quest’opera
positivamente, il regista riesce in modo lodevole a concentrare, nelle poche
ore in cui si svolge la vicenda, tutta una serie d’emozioni e di manifestazioni
che accadono fra due persone che prima non si conoscono, poi cercano di
conoscersi e in seguito scoprono piano piano di provare qualcosa di serio verso
l’altro. Il regista dimostra di conoscere bene quali sono le sensazioni che questo
tipo d’esperienza trasmette, si sofferma su una legittima diffidenza iniziale,
su un diffidente affidarsi poi, quindi su una parziale perdita di sospetti e
via via fino a legittimare con una presunta conoscenza i sentimenti che si sono
fatti strada. Il film parla d’Amore. Fra i due protagonisti avvengono tutta una
serie dinamica di avvenimenti che contribuiscono a concentrare in poco tempo
tutto ciò che in genere avviene fra due persone che si amano da anni, dunque
scambio d’opinioni, accesi contrasti, incantevoli tenerezze, contenute gelosie,
lunghe discussioni, fiducioso affidarsi, contare sull’altro, cercare di dare il
meglio di sé, scatti violenti d’ira, dolorose accuse, scuse riparatrici, riuscire
con l’aiuto di chi si ama a capire quali sono le proprie virtù e le proprie mancanze.
C’è, verso la fine del film, la breve apparizione di un curioso personaggio, un
chiromante che rivela il suo unico amore per la compagna ormai morta, ma senza
ostentare eccessivo dolore. Mi hanno colpito le poche parole che scambia con il
protagonista prima che la scena cambi. Alla domanda: “Ma ci sono stati momenti
di difficoltà?” In riferimento al rapporto e alla vita trascorsa, il chiromante
serenamente risponde: “Oh certo, l’importante è sapere con chi le vuoi affrontare.”
Oramai vecchio penso davvero che
non per tutti sia la stessa cosa, molti inseguono valori diversi che molti
altri detestano. Forse il denaro e il potere e il consumo dissennato riescono a
donare le stesse cose che l’Amore riesce a donare; forse lo eguaglieranno in
emozioni, questo non lo potrò mai più verificare, e non mi interessa
verificarlo. So soltanto che le sensazioni che nel corso degli anni, quelle
piccole e grandi emozioni che un’altra creatura riesce a trasmetterti, quel
voler essere migliore solo per non perderla, difficilmente qualcosa di
“terreno” potrà mai eguagliarlo. Platone, che a mio giudizio ha grandi
responsabilità causate dalle sue decadenti teorie, ha tratteggiato però,
nell’Eros, un’ipotesi che forse, o meglio certamente non è credibile, ma che ha
senza dubbio un fascino talmente intenso da far pensare, per un istante, a cose
“fuori di te”. Lui dice che quella sensazione particolare che prova chi ama, è
una manifestazione dell’anima, che immortale migra di corpo in corpo, e quando
incontra il soggetto in terra giusto da amare, sente un piacere intenso, come
uno sfumato ricordo, come una specie di nostalgia per una condizione infinita e
incantevole cui brama ritornare, cui brama ricongiungersi.
Non so proprio se poi sia così. Troppi
i dubbi e le perplessità. Ma se non ci sono più i “corpi” da amare, quelli che
in vita abbiamo avuto vicini, dove potrebbe “appendersi” il sentimento? No,
penso che la vita sia tutta qui, ma è senz’altro vero che un Amore come quello
descritto garbatamente nel bel film di Chris Evans, possa darle significato.
Consiglio a tutti di vederlo, e
di mantenere fino all’ultimo vostro respiro le porte aperte a questa
meravigliosa possibilità.
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