La dove regnano i “democratici”
c’è la rapina autentica e senza fronzoli. La conosciamo la vera natura del
democratici.
Lenin – 30 agosto 1919 – Fabbrica
Michelson – Pietrogrado
Ho cercato di riflettere su alcune cose che mi piacevano di Salvini. Così,
superato un naturale rifiuto ho cercato di indagare, nel tentativo di svelare
cosa ci fosse oltre. Poco o nulla apprezzo delle posizioni
politico/economico/sociali, se mai ne avesse di sue; mi ha stupito invece ascoltare
che sembra consapevole delle nostre mancanze culturali. Ma la specificità più
interessante, vista la prima concordanza di vedute, è stata la problematica
dell’immigrazione.
L’impegno a fermare il flusso di migranti l’ho trovato apprezzabile: un
raro istante di consapevolezza in un mare d’ipocrisia e interessi commerciali.
L’immagine offerta è stata quella di una persona informata che il fenomeno
avesse scopi occulti, diversi da quelli sbandierati. Non mi è piaciuto il consiglio
di “aiutarli a casa loro”: neanche per sogno, è sempre neocolonialismo, sono
loro che devono muoversi e appropriarsi di quello che ritengono utile allo
sviluppo. Accanto a certe note positive, tuttavia, ho voluto approfondite delle
perplessità. In Italia, si dice, ci siano cinque milioni di immigrati regolari,
e non si sa quanti irregolari. Questi migranti occupano spazi lavorativi nei settori
più disparati. Come mai Salvini apprezza i migranti che sono già in casa,
mentre non apprezza quelli fuori di casa? Prima stranezza. Abbiamo più di
cinque milioni di disoccupati e cinque milioni di immigrati, regolari, che
occupano posti di lavoro. Seconda stranezza. Secondo lui dovremmo dare credito alla
storiellina dei “lavori che non vogliono fare gli Italiani”.Terza stranezza. E
come mai il nord est industriale è così stracolmo di migranti? Quarta
stranezza.
Non è stato poi difficile elaborare queste e altre notizie/informazioni
per arrivare a una possibile conclusione. La realtà è che il buon Ministro ha
fatto solo ciò che si doveva fare, quello che il programma stabilisce. Per mantenere
in buona salute capitale e profitto, in questa fase, non è più necessario un
eccessivo flusso di migranti, soprattutto dal sud del mondo. Salvini sa bene
che gli industriali da lui rappresentati hanno avuto necessità di mano d’opera
a basso costo, con la conseguente rovina della classe operaia nazionale. Per
mantenere bassi o bassissimi i salari, sono necessarie varie ingegnose
strategie, con continui adattamenti alle situazioni in rapida evoluzione. Come
quella di evitare di monopolizzare il mercato con manodopera di un’unica etnia,
perché è la pluralità, le masse non omogenee che sono portate naturalmente a
mettersi in competizione fra loro (conflitto orizzontale), evitando di entrare
in conflitto con i datori di lavoro, (conflitto verticale). Dunque, in base a
ciò, i flussi da sud diminuiscono, mentre i flussi da est si intensificano. Di
fronte a tali realtà, che sfuggono o non interessano, c’è da prendere atto che
l’immagine politica, anche la sua, non è
che un’artefatta rappresentazione. Oltre, c’è la pura continuità di un rigoroso
disegno egemonico. Il povero Ministro non è colui che vuol salvare la patria da
invasioni selvagge, perché questa invasione è già avvenuta, o deve avvenire con
altre forme, e con il consenso dell’intero schieramento politico. Invece di
“chiudere la stalla quando già sono scappati i buoi”, si è badato a chiudere la
stalla piena di una particolare specie di “buoi”. L’importante è avere un tasso
di disoccupazione utile a mantenere un “esercito salariato di riserva”, non
tale però da provocare disordini o movimenti di massa e, nello stesso tempo,
disseminare una micro criminalità quotidiana, così da focalizzare l’attenzione sulla
propria sicurezza personale ed evitare fastidiose intromissioni nelle
problematiche sociali.
Queste semplici analisi hanno disegnato una figura diversa da quella
che appariva. Solo un semplice ricambio di personaggi che devono assolvere al ruolo
di imbonitori, adeguati al momento e allo scopo.
Salvini non propone un diverso sviluppo sociale, è sempre il solito
caduco strumento adeguato a una rigorosa continuità, a un disegno
politico/economico/sociale. Una volta svolto il suo compito, riempiti i suoi
“sacchi”, farà spazio a un altro personaggio, così come si sono alteranti tanti
commedianti prima di lui.
In realtà per cambiare le cose, sarebbero necessari altri Uomini e
altri provvedimenti, sappiamo bene quali sono, ma la cosa, adesso, non avrebbe
più senso alcuno, poiché sarebbe solo allungare un’agonia irreversibile.
E questo non è solo crudele, ma anche sciocco.