Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

Don Chisciotte, Sancio Panza, la destra e la sinistra


Giorni fa ascoltavo distratto, considerata la reiterazione fastidiosa dell’argomento, un discorso intrapreso fra dei signori, adulti, sposati, nei locali spogliatoio della palestra dove mi reco abitualmente per curare un molesto mal di schiena. In genere, le palestre, ma più in particolare gli spogliatoi delle palestre, possono assumere un carattere estremo, inteso come possibilità intellettuali; come possono donarti, in determinate circostanze, quella catarsi necessaria a liberarti di pesi che nella vita tendono ad opprimerti troppo, spesso senza che tu lo voglia: se il problema supera la prova suprema dello spogliatoio, di sicuro saprai, dopo, affrontare la quotidianità con più leggerezza. In alcune occasioni il luogo trabocca d’opinioni che potrebbero lasciare perplessi, essenziali convinzioni che riflettono diffusissimi e radicati codici di comportamento. In estrema sintesi, uno dei signori, senza avvertire sconosciuti tormenti spirituali, rendeva noto agli amici di tradire regolarmente la moglie e di conseguenza, sua maggiore preoccupazione, non era quella di racimolare quella rettitudine morale utile a smetterla con il deplorevole inganno, bensì, quello di non farsi scoprire dalla consorte. Qualsiasi persona di buon senso avrebbe dovuto criticare o ammonire una pratica così diffusa ma riprovevole, e invece no, il suggerimento più favorito è stato quello di negare sempre, anche davanti ad eventuali sospetti o rilievi della consorte.
Negare sempre dunque!
Il negare sempre, anche davanti alla più evidente realtà, è una pratica che non è prerogativa dei soli mariti infedeli, ma anche di tante altre categorie di esseri umani. Prendiamo per puro esempio i politici. Costoro, se interrogati da giornalisti o da persone qualsiasi, hanno l’abitudine di negare sempre il fatto riprovevole o lesivo della propria integrità: Colluso? Non è vero! Corrotto? Non è vero! Attività illecite? Non sono vere! Frodi? Non sono vere! Considerata la perfetta similitudine e gli analoghi comportamenti, è evidente che il conseguimento di una tale perfezione dialettica, comporta l’applicazione sistematica a studi che offrano la sicurezza di un’affidabile preparazione e di una conseguente efficace verifica sul campo; questo perché si è ben compreso che l’atto stesso del negare crea una curiosa condizione in chi ascolta; quantomeno si semina il dubbio, fermo o labile, che, in effetti, potrebbe anche non essere vera la realtà che abbiamo davanti ai nostri occhi e che abbiamo sempre creduta tale. Fra cento possibili persone che seguono la discussione, dieci sarebbero in grado di controbattere o successivamente indagare e accertare i fatti esposti e negati, ma gli altri novanta, si è pur certi che rimarranno sulla loro comoda posizione fideistica o complice o impediti come sono, per pigrizia oppure da gravi lacune culturali, ad applicarsi ad indagini chiarificatrici. Portando ancora avanti con equilibrio il ragionamento, potremmo dire che non tutti gli uomini sono così e che esistono ambienti migliori. Certo, anche questo è vero, ma c’è tanta gente che si comporta in questo modo: sarà poi la maggioranza o la minoranza? E ancora avanti, potremmo supporre le conseguenze del particolare modo di pensare: se l’humus dei rappresentati possiede queste caratteristiche di principio, come mai potranno essere le piante dei rappresentanti? E inoltre, se le persone rappresentate e rappresentanti sono così, supponiamo anche in maggioranza, non si pone forse un problema di legittimità del Potere? Non sarebbe corretto supporre che brave persone sono amministrate da cattive persone? Oppure il vero e il falso, il buono e il cattivo, il bianco e il nero, le maggioranze e le minoranze sono solo categorie mentali che non hanno nulla a che vedere con la realtà e la vita? Per cercare di risolvere, o almeno tentare di comprendere meglio il problema, senz’altro può venirci in aiuto lo studio, ma anche la letteratura e in particolare la narrativa.
Una grande opera di narrativa, un capolavoro, è tale non solo perché riesce a contenere fra le sue pagine relazioni umane, stati d’animo, emozioni, sogni, paure, desideri degli individui vissuti nell’epoca in cui è nata, ma anche perché simili filosofie e comportamenti possono essere rintracciati anche in epoche successive. Se parliamo dell’opera di Miguel de Cervantes – Don Chisciotte della Mancia, sono certo di non stupire nessuno se affermo che è una delle più grandi opere della storia narrativa dell’umanità. Dunque, consapevole di ciò, non desidero offendere la sensibilità di nessuno accennando a quali sono le caratteristiche che rendono il libro tanto capace di stimolare riflessioni e approfondimenti, concretatisi poi in centinaia di saggi e tesi di laurea. Qui vorrei solo condividere con voi un particolare aspetto, o solo sfumata analogia, che credo d’aver colto leggendo per l’ennesima volta il capolavoro.
Nel capitolo secondo, il Cervantes scrive:
«Fatti dunque questi preparativi, non volle tardar oltre a mettere in atto il suo piano, stimolato dalla mancanza che egli s’immaginava che il mondo sentisse per il suo ritardo, poiché erano tante le offese che egli pensava di cancellare, i torti da raddrizzare, gli errori da correggere, gli abusi da lenire e i conti da saldare.»
Nel capitolo diciottesimo invece si legge:
« - Non gliel’avevo detto io, signor Don Chisciotte, di tornare indietro, che quelli che andava ad attaccare non erano eserciti, ma branchi di montoni?
- Di apparizioni e metamorfosi di tal genere è ben capace quel manigoldo d’un mago che è nemico mio. Sappi, Sancio, che a costoro è facilissima cosa farci apparire quello che vogliono, e questo malvagio, invidioso della gloria che ha visto che io avrei acquistato in questa battaglia, ha mutato le schiere di nemici in branchi di pecore.»
Ora, questi due brevi brani estratti dall’opera, sono molto indicativi di due precise condizioni mentali: quella di Don Chisciotte e quella di Sancio Panza. Mentre nell’uno è predominante la tenacia con cui difende il proprio modo di vedere la realtà, nell’altro è altrettanto forte la voglia di mostrare al suo padrone una realtà in sé tanto evidente. A mio avviso queste condizioni mentali sono ben presenti anche nella nostra vita quotidiana, con le dovute differenze e precisazioni e grossolanità, potremmo affermare che la mentalità di Don Chisciotte è una mentalità che potrebbe, con le dovute differenze ripeto, essere caratteristica di individui che si dichiarano di destra, mentre quella di Sancio Panza è una mentalità che potrebbe distinguersi negli individui che si dichiarano di sinistra.
Bisogna guardare con ammirazione alla tenace volontà della Destra al governo?
Certo, in Loro si possono rintracciare elementi che possono ricordare la tenace ostinazione con cui Don Chisciotte, sebbene le cose non vadano mai per lui nel migliore dei modi, riesca poi, con il solito stratagemma dialettico, a convincere che tutto si può ridurre al suo modo di vedere la vita. Non è dunque nel vero Sancio quando assicura che sono pecore, ma è lui nel vero quando sostiene che erano cavalieri, poi trasformati in pecore. La Destra al governo usa più o meno lo stesso metodo. Loro, anche davanti alla più evidente delle realtà, sono capaci di disorientare e di far credere che così non è. Mi sembra il caso ora di chiarire che ci sono diverse differenze che rendono il povero Don Chisciotte diverso dai nostri Governanti. La principale, la più evidente e qualificante, è che mentre El ingenioso hidalgo è romanticamente convinto che la sua opera è giusta perché orientata a cancellare offese, torti, errori e abusi, nella Destra al governo c’è la stessa convinzione di essere nel giusto, sebbene sia nell'intimo dominante però un solo e purissimo interesse personale. Ne consegue che basterà cambiare i punti di riferimento con un solo punto di riferimento, per avere individui completi, ostinati come Don Chisciotte ma, ahinoi, forse meno nobili, almeno nelle sincere intenzioni, di Don Chisciotte. Davanti a egoismo, voluttà, volontà di potenza, humus dei rappresentati e pianta dei rappresentanti, non sono disponibili a mediare, non accettano nessun’altro diritto che non sia frutto del Loro egoismo. Passano su tutto, calpestano tutto, travolgono ogni ostacolo, non si fermano davanti a nulla: ammirevole la straordinaria capacità che hanno di far credere che il raggiungimento del Loro interesse personale, sia invece proposito di essere al servizio di tutti, far credere che il perseguimento del proprio interesse individuale generi
vantaggi per la collettività.
O bisogna guardare con ammirazione alla cedevole passività della Sinistra all’opposizione?
Nel povero Sancio, diversamente, prevale l’estrema povertà della realtà, la necessità quotidiana, il pane, la tranquillità, il ritorno a casa, il sogno vago di una condizione di vita migliore, aspetti che ben ricordano un tipo di mentalità relegata all’esistente. Una mentalità di Sinistra, senza più l’intenzione del volo, senza più volontà di rendere possibile l’impossibile, ma solo quieto vivere e compromesso e moderazione e rassegnazione… e recenti opinioni: il mondo del lavoro non è più un punto di riferimento! Le manifestazioni contro il Governo rafforzano il Governo! Nessuna manifestazione con i sindacati per non scontentare l’ala moderata!… effetto non si sa più se di colpevole apostasia o di fruttuoso favoreggiamento.
Dunque, mi sembra di capire, che lo studio e la narrativa possono aiutarci, ma non possono donarci la luce della Verità, della Realtà, quella dovremmo essere noi, se la crediamo poi tanto importante, a sintetizzarla in un’immagine personale… e siamo di nuovo al punto di partenza: Don Chisciotte o Sancio Panza?


12 novembre 2009

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