Oh bestia uomo, com’è folle e triste! Quali
idee le vengono in mente, e quale contro natura, quali parossismi di follia,
quali bestialità dell’idea esplodono
non appena viene frenata nel suo essere bestia
dell’azione!... Tutto ciò è eccezionalmente interessante, ma anche di una
nera, cupa e snervante tristezza; cosicché dobbiamo costringerci con la forza a
non fissare lo sguardo troppo a lungo in questi abissi. Qui c’è malattia, non c’è dubbio, la più
orribile malattia che abbia mai devastato l’uomo sino ad oggi - e chi ancora
riesce a udire (ma oggi non si hanno più orecchie per cose simili! -), in
questa notte di martirio e di assurdità, l’eco del grido amore, il grido del trasporto più struggente, della salvezza nell’amore, si ritrae, colto da un orrore
invincibile!... Nell’uomo c’è tanto di orribile!... Per troppo tempo la terra
fu un manicomio!...
Da “Genealogia della morale” di
F. Nietzsche
Accade sovente, quasi sempre in
realtà, che davanti a degli avvenimenti assai importanti della vita
sociale dell’umanità, ma anche di cose di più modesta rilevanza, le analisi dei
commentatori e delle persone che si prendono tale impegno, per denaro e per
passione, di rendere più chiare le situazioni a chi, per incapacità o pigrizia,
non riesce a capire cosa stia succedendo, non riescano proprio nell’incombenza.
Quindi, queste persone, tentano con discorsi o parole scritte di dipingere un
quadro esaustivo della situazione, ahinoi senza risultato alcuno. In realtà
fatti cento il numero di questi insulsi individui, novanta sono del tutto
incapaci di intendere e di volere; l’altro dieci sarebbe anche in teoria in
grado d’avvicinarsi alla Verità, ma per convenienza sociale, per ossequio al
Potere o per la pura sopravvivenza quotidiana, si limitano a riferire ciò che
gli viene ordinato di riferire. I contributi, dunque, il più delle volte
rimangono oscuri e lacunosi, poiché nella descrizione minuziosa degli effetti
ci si limita a non considerare le cause, o di considerare solo le cause
superflue che non danneggino la primaria necessaria falsità dell’analisi.
Per quanto riguarda la
recentissima notizia delle “dimissioni” dal Trono Pontificio del
signor/professor Joseph Aloisius Ratzinger, per la Storia
Papa Benedictus XVI, le cose non sono andate poi
così diversamente dal solito, e le parole e gli interrogativi fino ad ora sono
rimasti sospesi nell’aria, incapaci di trovare un punto dove appenderli, come
il famosissimo Pendolo di Foucault di
Echiana memoria. In pratica si è ricorsi a tutte le possibili implicazioni
psicologiche e umane, qualcuno ha osato azzardare qualche possibile incapacità
di gestione, altri hanno proposto pressioni di vario tipo, nessuno che ha
provato a tornare indietro con la memoria, almeno fino a dove sia possibile
rintracciare un filo conduttore che ci conduca ai giorni nostri e alle scelte
odierne. Ovviamente chi conosce appena un po’ la Storia sa bene, o dovrebbe
sapere, che nei libri di queste faccende le pagine sono piene, fatti e
avvenimenti e problematiche che si ripetono quasi con regolarità in tutte le
epoche e in tutti i regimi: nulla di nuovo dunque né di particolare interesse.
Il problema del povero Papa Benedictus XVI potrebbe senz’altro essere di
origine “organica”, ossia, non si ha nessuna difficoltà a ritenere vere le sue
parole; solo un semplice essere umano che raggiunta la rispettabile età di
ottantasei anni non si sente in più in quel “pieno delle forze“ fisiche e
mentali che gli consentivano nel recente passato di guidare una realtà potente
e complessa come la Città del Vaticano. Solo una possibile dimostrazione di
umanissima debolezza, molto apprezzabile, se così fosse, in linea con le
dimostrazioni di umiltà e di capacità d’analisi che pare abbia sempre dato. Il
dilemma dunque si potrebbe risolvere ricorrendo alla semplice accettazione
delle parole pronunciate. In sintesi Benedictus XVI, il signor/professor
Joseph Aloisius Ratzinger, ha detto la verità, e quindi il
fascicolo si potrebbe con tranquillità archiviare. Disgrazia vuole che alcune
persone non abbiano la meravigliosa predisposizione ad accettare queste comode
verità preconfezionate, e sono massacrate di continuo da dolorosissimi dubbi
che gli rendono la vita davvero più complicata e faticosa. Per questo,
domandarsi del perché e per quali vie è maturata la decisione porta
inevitabilmente a ritornare indietro nel tempo, fino a fermarsi, in questo caso
specifico, al 1989, o meglio più indietro alla “guerra fredda” che occidente e oriente hanno combattuto per
ragioni di supremazia, in realtà una guerra fra due modi di concepire la vita e
i rapporti umani, guerra combattuta fra Capitale e Lavoro.
Sempre facendo ricorso alle vicende storiche,
sappiamo che accade spesso che rivali o addirittura nemici davanti a un
pericolo comune si alleino per combatterlo meglio. Questo può avvenire a denti
stretti e non senza diffidenze e sospetti, esempio prossimo a noi L’Unione
Sovietica che si è alleata con le potenze Occidentali, per combattere il
“nemico comune”, la Germania e in Nazismo, l’ultima guerra mondiale; guerra
combattuta e vinta insieme, e subito dopo trasformatasi in conflitto fra
potenze prima alleate. Così è accaduto nel dopoguerra che l’occidente
imperial-capitalista abbia pensato bene di allinearsi ordinato e ubbidiente dietro
l’ideologia anticomunista, così da creare un fronte unico che nascondeva dentro
di sé le realtà più diverse e spesso in conflitto fra loro. La grande impresa
di sconfiggere il Comunismo è stata il collante comune che ha permesso questo
miracolo di equilibrio. In pratica, individui e gruppi che geneticamente e
socialmente si sarebbero combattuti, fedeli al principio principe della
“competizione”, hanno pensato di astenersi per un po’, per adoprarsi invece
contro un pericolo più evidente e minaccioso. Si sa che la guerra assorbe
ingenti risorse economiche e fisiche e sarebbe del tutto controproducente
stornare capitali per favorire parenti, amici, clienti e personali
associazioni, oppure per corrompere al fine di rendere la vita più difficile a
un concorrente che ora combatte accanto a te, fianco a fianco. Proseguono e
incrementano invece, per paura, le politiche sociali a protezione del lavoro e
i servizi sociali, per paura finanziano e creano forze politiche fantoccio, per
paura incrementano la produzione di settori militari e di propaganda, le armi e
lo spettacolo. Questo tipo di politica combattente ha il suo epilogo nel 1989,
caduta del Muro di Berlino e fine dell’esperienza dell’Unione Sovietica. La
Classe Operaia è sconfitta, e si può procedere ora al metodico smantellamento
della sua essenza più profonda, la sua “anima” e la sua pericolosa tradizione
culturale e politica, ecco il devastante ricorso all’immigrazione forzata, così
da snervare anche la dignità del posto di lavoro. Questa capillare politica
post vittoria ha avuto delle conseguenze positive per quanto riguarda le attese
dell’imperialismo capitalista, ma anche negative, perché la stessa ideologia
che muove la finanza, l’individualismo, può diventare un’arma a doppio taglio
se non controllata da un corrispettivo “nemico naturale”. In pratica individui
senza più condizionamenti e freni, hanno esasperato il concetto Darwiniano di
competizione, portando la legge del profitto a un grado di voracità tale che
oggi ne scontiamo le conseguenze. Se il Comunismo non c’è più, tutto si può
fare! Per tornare però al discorso del povero signor/professor Joseph Aloisius Ratzinger, lui si è trovato purtroppo a gestire una tipica situazione
post vittoria. In pratica la Chiesa si è ritrovata a combattere in prima linea
una guerra anticomunista, con pensieri, parole, opere e omissioni, con tale accanimento da
tacitare, tale e quale alla società laica intorno, i vari conflitti e giochi di
potere nel suo interno, materializzando un personaggio carismatico e acerrimo
nemico giurato come lo è stato il povero signor Karol
Józef Wojtyła, Papa Ioannes Paulus II; un autentico fanatico “talebano”
anticomunista che ha però egregiamente e con alacrità svolto il suo lavoro. Non
è certo pensabile che i duecentosessantaquattro Papi precedenti non abbiano mai
avuto a che fare con famiglie cardinalizie, corruzione, intrighi e giochi di
potere, nepotismo, divisioni interne, è vero invece che in particolari momenti
queste risse siano state sopite da impegni più gravosi; quindi, il signor Karol Józef Wojtyła ha tenuto tutti ordinati e coperti dietro il suo
viscerale anticomunismo, ma una volta scampato il pericolo, nella società
capitalista così come in seno alla Chiesa si sono manifestate di nuovo, senza
ritegno e senza freni, quelle caratteristiche che sembrano prerogative della
nostra società. Perciò, nella Chiesa, ecco ritornare le lotte fra famiglie
cardinalizie, le corruzioni, gli intrighi, i giochi di potere, i nepotismi e le
divisioni interne: la “fogna” ha ripreso il suo corso naturale. Il Successore
al trono di Pietro si è ritrovato nel pieno di questa deflagrazione,
atomizzazione individuale dei conflitti, individui, gruppi o bande che hanno
ripreso le loro normali attività, in più euforici di gloria e senza nemici. Di
fronte a questo caos, orgia di comportamenti, il signor/professor Joseph Aloisius Ratzinger in otto anni di pontificato ha tentato quello che era
possibile a un omino, studioso e riflessivo, timido e introverso, senza
spessore, inodore, incolore e insapore, senza però riuscire a fare granché,
anzi rimanendone travolto e disgustato, suppongo. Da queste premesse è nato il
“gran rifiuto”, da queste umanissime e attualissime constatazioni: c’è un
difetto nell’uomo o è una caratteristica utile alla sopravvivenza? È il Caos la
condizione normale dell’universo e delle società o è l’Ordine che va ricercato?
Temi senza dubbio dominanti e fondamentali che portano solo alcune sensibili
persone a ritenere corretto e logico allontanarsi dalla realtà se questa e
fonte di dolore e crudeltà e disordine, ma nello stesso tempo a domandarsi
ossessivamente se questo atteggiamento di possibile rinuncia/scelta non sia
altro che una personale inadeguatezza alla vita.
13 febbraio 2013
Nessun commento:
Posta un commento