Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

Ragione d'angoscia

Una delle tante cose che rendono insopportabile il nostro Paese.

In occasione dell’ennesimo terremoto avvenuto questa volta nella zona di Amatrice, e che ha provocato di nuovo tanti lutti e dolori, come sempre non è stato facile superare l’ondata d’emotività che colpisce regolarmente buona parte degli esseri umani al corrente delle vicende. Anche a me è toccata questa triste sorte, ma devo dire che lo stato d’alterazione dell’umore è durato meno delle altre volte. Varie sono state le cause che hanno provocato questo passaggio da uno stato d’animo all’altro: la disgustosa e colpevole retorica di Regime che puntuale si presenta bavosa a ogni occasione del genere, la frequenza con cui avvengono, ahinoi, queste sciagure, frequenza che contribuisce a vaccinare un po’ il cuore, ma da ultima, una stranezza che non è stata rilevata da nessuno, almeno così mi sembra. Questa stranezza si è presentata successiva a una discussione con un conoscente che possiede un’abitazione proprio in quella zona. La notte della disgrazia era in casa, alla scossa si è svegliato di soprassalto, ha capito subito cosa stava succedendo e con prontezza di riflessi, complice anche la gran paura, ha creduto opportuno prendere la macchina e fuggire via. Oramai lontano, l’ha raggiunto il triste presentimento che la casa si fosse lesionata seriamente. Un cupo rammarico ho letto nei suoi occhi quando mi ha confessato, altresì, che l’aveva ristrutturata da poco. Davanti alla mia domanda su cosa intendesse per “ristrutturare”, il poverino mi ha detto d’aver provveduto ad abbellirla, ripulirla, nelle sue parti essenziali, ossia bagno, cucina e un’imbiancata alle pareti delle altre stanze. Pensava ai soldi che aveva speso. Tuttavia, sebbene fosse evidente sul suo volto tanta disperazione, ho cercato comunque di capire interrogandolo, con tatto e garbo però. E capire non è stato poi così difficile quando sono venuto a conoscenza che lui sapeva bene di vivere in una zona altamente sismica, ma che non aveva tenuto in nessuna considerazione la possibilità di rendere più sicura la casa “fuori”, invece di imbiancarla per bene “dentro”. Davanti a questa mia osservazione non ha replicato. È rimasto muto e in silenzio.
L’altra cosa che mi ha reso consapevole dell’evidente contraddizione è stata una foto, una delle tante post terremoto. Su questa foto si vedeva la parte anteriore di quello che mi è apparso fosse stato fino a qualche attimo prima un SUV, ora stritolato da un tetto di cemento con copertura di tegole; ovvio che fosse un riparo, tipo garage. Ora, la casa intorno era completamente distrutta, l’unica cosa che era rimasta intera era appunto questo tetto che aveva però perso i suoi quattro pilastri di sostegno. L’immagine è stata come una folgorazione. Forte anche della precedente esperienza “del conoscente”, non mi è stato difficile rilevare l’assurdità della cosa. Ossia, l’uno aveva pensato a rendere bella la casa ignorando che potesse crollare, l’altro aveva preferito spendere una somma considerevole per una vettura importante invece di spenderla in sistemi antisismici. La valutazione che ho fatto all’istante mi ha confermato quello che già sospettavo da qualche tempo, vale a dire che per la stragrande maggioranza delle persone è molto meglio avere il superfluo che l’essenziale. Mi dispiace solamente che questa conferma sia scaturita da un evento che ha portato dolore, evitabile in parte solo se vivessimo in un’altra dimensione sociale, culturale, politica ed economica.
Dunque l’elemento di disperazione si è andato a sommare a un quadro già di per sé abbastanza sconfortante, e questo non fa che rendere ancora più insopportabile “l’aria” di questo Paese.
4 milioni 598 mila persone sono in condizioni di povertà assoluta (fonte ISTAT).
8 milioni 307 mila in condizioni di povertà relativa (fonte ISTAT).
4000 suicidi avvenuti nel 2015, in massima parte operai e piccoli imprenditori.
4 milioni e 500 mila malati di sindrome depressiva di vario grado.
Opere di “carità”, enti e organizzazioni vampire delle più varie specie dove il 70/80% dei ricavi vanno per stipendi e infrastrutture e rappresentanza.
Progressiva diminuzione della spesa per i medicinali; per la prima volta dopo venti anni la speranza di vita è diminuita.
Servizio sanitario nazionale smantellato a vantaggio del privato.
I salari sono diminuiti, i contratti si sono fatti più precari. Una massa continua di “schiavi” è importata soltanto per aumentare “l’esercito salariato di riserva” utile a massacrare i residui diritti del lavoro. Nel 2015 sono stati usati 61 milioni di voucher-lavoro, un balzo in avanti del 70% rispetto all’anno precedente: lo Stato invece di combattere il “caporalato” diventa “caporale” esso stesso.
Partiti e sindacati assenti, il Lavoro non ha più rappresentanza nel Paese.
500.000 nostri concittadini si sono esportati, 500.000 extracomunitari sono stati importati, una continua sostituzione con elementi più malleabili e ricattabili.
Trasporti che hanno assunto chiare caratteristiche di un’antica divisione in classi: treni extra lusso per i ricchi, carri bestiame per i poveri.
La scuola è tornata a essere quella anteriore ai moti del -68, una produttiva scuola per ricchi e un’improduttiva scuola per poveri.
Risparmi rapinati da istituti privati caldeggiati da personaggi che hanno addirittura importanti incarichi di governo.
I politici hanno perso la loro funzione di riferimento e rappresentanza, ma sono soltanto gregge delinquenziale al soldo del capitale e della finanza.
La criminalità imprenditoriale nazionale ottiene sostegno e legittimazione dalla criminalità continentale fortemente motivata nella costruzione della dittatura capitalista.
L’1% della popolazione possiede il 23% della ricchezza (fonte Oxfam Italia).
Il nostro è l’unico periodo storico in cui al progresso sempre più frenetico dei sistemi di produzione, non si è avuta una conseguente diminuzione degli orari di lavoro, e un conseguente miglioramento delle retribuzioni, ma l’uno è aumentato e le altre sono diminuite.
Fiumi di droga in ogni angolo di strada. Migliaia di spacciatori e tossici. Migliaia di delinquenti abituali d’ogni razza e colore. La vita quotidiana resa un inferno dove si cerca solo di sopravvivere e non si vive. Ragazzine minorenni che si prostituiscono per una ricarica telefonica. Prostituzione non minorile, maschile, femminile o indistinta in ogni angolo di strada. Parassitismo sociale che fa i propri bisogni ovunque, dormendo nei portoni, sulle panchine, per terra, “assistito” da lucrative organizzazioni clerico/mafiose.
Guerra fra poveri, pletorici conflitti orizzontali al posto di benefici conflitti verticali.
Davanti a questo degrado sociale dove è sempre più facile morire senza assistenza alcuna, schiavi salariati a 900 euro mensili bramano possedere “smartphone” da 700 euro: povere creature narcotizzate che smaniano di acquistare un telefonino “nuovo”, dopo 6 mesi dall’acquisto del “vecchio”. Incidenti stradali in aumento, dopo 5 anni di continua diminuzione, causati dalla distrazione al telefono.
Una massa di beceri individualisti maleducati, arroganti, presuntuosi e corrotti che ignorano gli “atti sociali”, un Paese marcio, decadente, morente, dove l’inutile è più importante del necessario.
La triste sensazione è che questa situazione sia del tutto irreversibile, e quindi che l’estinzione sia la prossima tappa, la conclusiva. L’angoscia che accompagna la consapevolezza nasce anche dall’aver vissuto la Storia e quindi nell’aver verificato che il “divenire”, “l’evoluzione” non è una teoria del tutto corretta; probabilmente più corretto è “l’eterno ritorno dell’uguale”, proprio perché il “paradiso in terra” c’era, laddove l’ineluttabile consapevolezza delle “masse” no. Le “masse” hanno preferito l’effimero “piacere individuale” piuttosto che vivere sereni in una società dove tutto era rivolto al duraturo “bene comune”.
Rivedere alla luce delle nuove conoscenze, affinché gli errori del passato non portino sulla cattiva strada il futuro: il problema è che non ci sarà proprio nessun futuro.


20 ottobre 2016

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