Una delle tante cose
che rendono insopportabile il nostro Paese.
In occasione dell’ennesimo
terremoto avvenuto questa volta nella zona di Amatrice, e che ha provocato di
nuovo tanti lutti e dolori, come sempre non è stato facile superare l’ondata
d’emotività che colpisce regolarmente buona parte degli esseri umani al
corrente delle vicende. Anche a me è toccata questa triste sorte, ma devo dire
che lo stato d’alterazione dell’umore è durato meno delle altre volte. Varie
sono state le cause che hanno provocato questo passaggio da uno stato d’animo
all’altro: la disgustosa e colpevole retorica di Regime che puntuale si
presenta bavosa a ogni occasione del genere, la frequenza con cui avvengono,
ahinoi, queste sciagure, frequenza che contribuisce a vaccinare un po’ il
cuore, ma da ultima, una stranezza che non è stata rilevata da nessuno, almeno
così mi sembra. Questa stranezza si è presentata successiva a una discussione
con un conoscente che possiede un’abitazione proprio in quella zona. La notte
della disgrazia era in casa, alla scossa si è svegliato di soprassalto, ha
capito subito cosa stava succedendo e con prontezza di riflessi, complice anche
la gran paura, ha creduto opportuno prendere la macchina e fuggire via. Oramai
lontano, l’ha raggiunto il triste presentimento che la casa si fosse lesionata
seriamente. Un cupo rammarico ho letto nei suoi occhi quando mi ha confessato,
altresì, che l’aveva ristrutturata da poco. Davanti alla mia domanda su cosa
intendesse per “ristrutturare”, il poverino mi ha detto d’aver provveduto ad
abbellirla, ripulirla, nelle sue parti essenziali, ossia bagno, cucina e un’imbiancata
alle pareti delle altre stanze. Pensava ai soldi che aveva speso. Tuttavia, sebbene
fosse evidente sul suo volto tanta disperazione, ho cercato comunque di capire
interrogandolo, con tatto e garbo però. E capire non è stato poi così difficile
quando sono venuto a conoscenza che lui sapeva bene di vivere in una zona
altamente sismica, ma che non aveva tenuto in nessuna considerazione la
possibilità di rendere più sicura la casa “fuori”, invece di imbiancarla per
bene “dentro”. Davanti a questa mia osservazione non ha replicato. È rimasto
muto e in silenzio.
L’altra cosa che mi ha reso
consapevole dell’evidente contraddizione è stata una foto, una delle tante post
terremoto. Su questa foto si vedeva la parte anteriore di quello che mi è
apparso fosse stato fino a qualche attimo prima un SUV, ora stritolato da un
tetto di cemento con copertura di tegole; ovvio che fosse un riparo, tipo garage.
Ora, la casa intorno era completamente distrutta, l’unica cosa che era rimasta
intera era appunto questo tetto che aveva però perso i suoi quattro pilastri di
sostegno. L’immagine è stata come una folgorazione. Forte anche della
precedente esperienza “del conoscente”, non mi è stato difficile rilevare l’assurdità
della cosa. Ossia, l’uno aveva pensato a rendere bella la casa ignorando che
potesse crollare, l’altro aveva preferito spendere una somma considerevole per
una vettura importante invece di spenderla in sistemi antisismici. La
valutazione che ho fatto all’istante mi ha confermato quello che già sospettavo
da qualche tempo, vale a dire che per la stragrande maggioranza delle persone è
molto meglio avere il superfluo che l’essenziale. Mi dispiace solamente che
questa conferma sia scaturita da un evento che ha portato dolore, evitabile in
parte solo se vivessimo in un’altra dimensione sociale, culturale, politica ed
economica.
Dunque l’elemento di disperazione
si è andato a sommare a un quadro già di per sé abbastanza sconfortante, e questo
non fa che rendere ancora più insopportabile “l’aria” di questo Paese.
4 milioni 598 mila persone sono
in condizioni di povertà assoluta (fonte ISTAT).
8 milioni 307 mila in condizioni
di povertà relativa (fonte ISTAT).
4000 suicidi avvenuti nel 2015, in massima parte
operai e piccoli imprenditori.
4 milioni e 500 mila malati di
sindrome depressiva di vario grado.
Opere di “carità”, enti e
organizzazioni vampire delle più varie specie dove il 70/80% dei ricavi vanno
per stipendi e infrastrutture e rappresentanza.
Progressiva diminuzione della
spesa per i medicinali; per la prima volta dopo venti anni la speranza di vita
è diminuita.
Servizio sanitario nazionale
smantellato a vantaggio del privato.
I salari sono diminuiti, i
contratti si sono fatti più precari. Una massa continua di “schiavi” è
importata soltanto per aumentare “l’esercito salariato di riserva” utile a
massacrare i residui diritti del lavoro. Nel 2015 sono stati usati 61 milioni
di voucher-lavoro, un balzo in avanti del 70% rispetto all’anno precedente: lo
Stato invece di combattere il “caporalato” diventa “caporale” esso stesso.
Partiti e sindacati assenti, il
Lavoro non ha più rappresentanza nel Paese.
500.000 nostri concittadini si sono
esportati, 500.000 extracomunitari sono stati importati, una continua
sostituzione con elementi più malleabili e ricattabili.
Trasporti che hanno assunto
chiare caratteristiche di un’antica divisione in classi: treni extra lusso per
i ricchi, carri bestiame per i poveri.
La scuola è tornata a essere
quella anteriore ai moti del -68, una produttiva scuola per ricchi e un’improduttiva
scuola per poveri.
Risparmi rapinati da istituti
privati caldeggiati da personaggi che hanno addirittura importanti incarichi di
governo.
I politici hanno perso la loro
funzione di riferimento e rappresentanza, ma sono soltanto gregge delinquenziale
al soldo del capitale e della finanza.
La criminalità imprenditoriale
nazionale ottiene sostegno e legittimazione dalla criminalità continentale fortemente
motivata nella costruzione della dittatura capitalista.
L’1% della popolazione possiede
il 23% della ricchezza (fonte Oxfam Italia).
Il nostro è l’unico periodo
storico in cui al progresso sempre più frenetico dei sistemi di produzione, non
si è avuta una conseguente diminuzione degli orari di lavoro, e un conseguente
miglioramento delle retribuzioni, ma l’uno è aumentato e le altre sono
diminuite.
Fiumi di droga in ogni angolo di
strada. Migliaia di spacciatori e tossici. Migliaia di delinquenti abituali
d’ogni razza e colore. La vita quotidiana resa un inferno dove si cerca solo di
sopravvivere e non si vive. Ragazzine minorenni che si prostituiscono per una
ricarica telefonica. Prostituzione non minorile, maschile, femminile o
indistinta in ogni angolo di strada. Parassitismo sociale che fa i propri bisogni
ovunque, dormendo nei portoni, sulle panchine, per terra, “assistito” da
lucrative organizzazioni clerico/mafiose.
Guerra fra poveri, pletorici conflitti
orizzontali al posto di benefici conflitti verticali.
Davanti a questo degrado sociale
dove è sempre più facile morire senza assistenza alcuna, schiavi salariati a
900 euro mensili bramano possedere “smartphone” da 700 euro: povere creature
narcotizzate che smaniano di acquistare un telefonino “nuovo”, dopo 6 mesi
dall’acquisto del “vecchio”. Incidenti stradali in aumento, dopo 5 anni di continua
diminuzione, causati dalla distrazione al telefono.
Una massa di beceri
individualisti maleducati, arroganti, presuntuosi e corrotti che ignorano gli
“atti sociali”, un Paese marcio, decadente, morente, dove l’inutile è più
importante del necessario.
La triste sensazione è che questa
situazione sia del tutto irreversibile, e quindi che l’estinzione sia la
prossima tappa, la conclusiva. L’angoscia che accompagna la consapevolezza
nasce anche dall’aver vissuto la Storia e quindi nell’aver verificato che il
“divenire”, “l’evoluzione” non è una teoria del tutto corretta; probabilmente più
corretto è “l’eterno ritorno dell’uguale”, proprio perché il “paradiso in
terra” c’era, laddove l’ineluttabile consapevolezza delle “masse” no. Le
“masse” hanno preferito l’effimero “piacere individuale” piuttosto che vivere
sereni in una società dove tutto era rivolto al duraturo “bene comune”.
Rivedere alla luce delle nuove
conoscenze, affinché gli errori del passato non portino sulla cattiva strada il
futuro: il problema è che non ci sarà proprio nessun futuro.
20 ottobre 2016
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