Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

mercoledì 21 luglio 2021

TOSSICODIPENDENZA DA CONSUMO

Accade certe volte che rimangano impresse nella mente delle immagini o delle letture, oppure delle riflessioni, come in attesa che ne arrivino altre a completare un possibile puzzle. Per esempio, un’immagine che mi è rimasta particolarmente impressa dello scorso inverno, caratterizzato da un forzato asservimento a un Potere tirannico, è la figura di due signori, non particolarmente anziani, che impossibilitati a entrare nel bar che forse abitualmente frequentano, si erano accontentati, molto accontentati, di sorseggiare il loro caffè fuori dal locale, in condizioni climatiche tutt’altro che piacevoli: quel giorno faceva particolarmente freddo. Dunque, l’istantanea che ho dei due è questa, due signori in piedi, con le spalle poggiate al muro appena fuori del bar, al freddo, con un bicchierino di plastica bianco in mano, intenti a scambiarsi qualche parola, forse di conforto reciproco: un’immagine di uno squallore imbarazzante! Ora, l’altra immagine che era da tanto tempo conservata nella mia memoria, è quella classica del “tossico” che in un angolo squallido, della città si inietta nelle vene la sua dose quotidiana di reputata beatitudine. I due flash in apparenza non hanno nulla che possa accomunarli in una riflessione, così è stato, infatti, almeno fino a quando un “qualcosa”, una tipica e fruttuosa intuizione non è d’improvviso andata a illuminare uno scenario fino allora in ombra, e per molti addirittura difficile o impossibile da distinguere. Le parole che sono andate prodigiosamente a unire le condizioni sono state, “necessità”, o “bisogno”, oppure “esigenza”: i due signori fuori dal bar avevano urgenza di due caffè; il tossico aveva urgenza della sua dose di droga. Allargando il discorso, possiamo dire che il tossico per la sua dose quotidiana di benessere farebbe qualsiasi cosa: spendere tutto ciò che guadagna, rubare, prostituirsi, spacciare a sua volta o cose anche peggiori, quando riesce a immaginarle. Per un caffè non si arriva certo a questi eccessi, è sciocco pensarlo, ma per avere molte, o tutte le cose che la “società dei consumi” propone, la maggioranza degli individui non si rende conto di fare sacrifici assurdi, di ammazzarsi di lavoro, o addirittura frodare o rubare per acquistare la sua dose di benessere. Il paragone potrebbe apparire azzardato ma non lo è affatto, poiché entrambi, tossici e consumatori, credono con ostinazione e fermezza che la felicità sia una cosa acquistabile, fruibile, necessaria, senza sospettare che droga e consumi sono un’induzione voluta da altri. Ora, come il tossico si uccide credendo che quello sia l’unico sentiero possibile, così il consumatore si uccide credendo che sia l’unico sentiero possibile. Evidente che non è così, si stanno entrambi ammazzando per un qualcosa di estraneo alla Vita, qualcosa nemico della Vita, ma chi ne è consapevole non può fare assolutamente nulla per correggere questa situazione. La risposta di entrambi a un semplice tentativo d’approccio al tema, è quasi sempre di tipo aggressivo, se non addirittura violento. Non puoi dire a un consumatore che si riesce a fare a meno di questo e di quello, del bar, del ristorante, della macchina nuova ogni tre anni, del cellulare nuovo ogni anno, dei vestiti di tendenza, degli allevamenti intensivi, della plastica, dei viaggi, del consumo sfrenato e d’ogni altro agente assassino che d’abitudine usa, perché la risposta è sempre la stessa: questo per me è il piacere, di questo ho bisogno e tu che tenti di dissuadermi dal provare piacere sei l’individuo cattivo che vuole la mia sofferenza. Le reazioni dei tossicodipendenti sono analoghe. Per chi riesce a comprendere, non c’è quindi nessuna differenza fra un consumatore inconsapevole e un drogato inconsapevole. Per questo il modello di vita e di “sviluppo” che ci hanno imposto menti malate e criminali non ha nessuna via d’uscita, per il semplice fatto che le Folle non sanno riconoscere i grandi disegni, non hanno consapevolezza di essere degli sciocchi strumenti della volontà altrui, non sanno emanciparsi e rendersi individui, spiriti liberi, non credono che le poche voci di suggerimento abbiano un reale valore salvifico. Mi è capitato spesso di vedere foto di poveri disgraziati morti per overdose, arrotolati su se stessi in luoghi luridi della città, magari ancora con l’ago infilato nella vena, non mi sembra che ci sia una sostanziale differenza con i tanti morti che il consumismo richiede per tenere in vita un modello che, oramai giunto sull’orlo del baratro, non sa concepire altro che un salto in quell’abisso creato a uso e consumo di menti paranoiche, che non hanno mai avuto contatti con la realtà, nessuna intuizione del Tutto, nessuna consapevolezza di essere gli ultimi arrivati, i peggiori e non i primi, i migliori.