Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

domenica 18 ottobre 2020

STRANE COINCIDENZE

Le Società umane si trasformano ma non cambiano. Indagando le epoche passate, possiamo notare lo scorrere di individui vestiti in modi diversi, che contengono però sempre lo stesso Uomo. Soprattutto in quest’ultimo periodo strane equivalenze si sono andate via via subdolamente affermando nella nostra vita. Argomenti umani identici al passato, ma all’apparenza diversi. Compilo un breve elenco: assemblee elettive esautorate; parassitismo politico; fine dell’indipendenza dei tre poteri dello Stato di Diritto (legislativo, esecutivo, giurisdizionale); partito unico di stretta osservanza liberista, frazionato in gruppi d’affari in parossistica competizione; Capo dello Stato piccino piccino; leggi scritte da organismi dominanti emanate per decreto da un esecutivo costituito da individui subordinati, ricattabili, corrotti e incapaci; criminalizzazione di ogni forma d’opposizione; smantellamento dello Stato Sociale e d'ogni forma di protezione del lavoro; massiccia introduzione di schiavi, traffico svolto da navi negriere internazionali sotto protezione; conseguente fomentata guerra senza regole fra poveri; depenalizzazione dei reati finanziari; dei furti alle risorse statali; clientelismo; collusione fra politica, finanza, industria, commercio e mafie internazionali e nazionali; profonda disuguaglianza economica fra le classi sociali; diffusione di psicopatologie criminali; nazioni ridotte a discariche; massacro edilizio dei territori; delle risorse naturali; delle risorse idriche; continue stragi gli Animali liberi; delinquenziali allevamenti intensivi di Animali da carne; massacro delle identità sessuali, familiari, individuali; svuotamento dei caratteri culturali identitari dei Popoli; soppressione dei codici morali di comportamento; divieto di assembramento; divieto di manifestazione; coprifuoco; prostituzione; pedofilia; droghe; alcool; tradimenti, doppiogiochismi, menzogne, falsità, arroganza e presunzione. Una diffusa infermità mentale che fa preoccupare del destino dei bar, dei ristoranti e della movida, mentre i gruppi d’affari parlamentari, per seminare un terrore cieco fra le popolazioni agitano nell’aria un’influenza, mentre si contendendo le risorse economiche e consegnano nelle mani della finanza internazionale speculativa e usuraia un Paese oramai morto e smembrato.

domenica 11 ottobre 2020

LE PANTOFOLE DEL RE SOLE

Tre anni fa, io e mia Moglie eravamo impegnati nella solita spesa settimanale, compiuta di solito in un supermercato della zona dove abitiamo. Non c’era molta gente, per fortuna, e giravamo senza fretta fra le corsie, osservando qui e là fra gli scaffali forniti di tutto il necessario, e anche più del necessario. Mentre la mia Compagna spingendo il carrello l’ho vista dirigersi verso il reparto dedicato agli alimenti per Gatti, la curiosità mi ha pungolato spingendomi verso uno scaffale colmo dei più vari modelli di ciabatte e pantofole. Erano tutte in vendita a prezzo scontato, ma scontato a tal punto da apparire come un semplice espediente per non regalarle. Frugando in competizione con altre persone interessate al medesimo articolo, alla fine ho fatto cadere la mia scelta su un paio di ciabatte, un modello classico, aperte dietro, e delle pantofole piuttosto insolite in verità, mai viste prima, di cui però ne ho sospettata la comodità. Quando ho mostrato a mia Moglie cosa avrei voluto acquistare, ha storno un po’ il naso. La singolare pantofola non la trovava affatto gradevole, tutt’altro, le appariva come una vecchia babbuccia da pensionato, e, in effetti, non le potevo dare torno. Però, una volta tornati a casa l’ho subito provata, verificando con soddisfazione che l’impressione di comodità che avevo solo sospettato era più che veritiera. Trascorsa poco più di una settimana dall’acquisto e senza che ci fosse mai avuta occasione in Famiglia di ritornare a discutere della pantofola, tornando a casa la sera alla solita ora, mia Moglie mi ha subito mostrato un ritaglio di giornale, rendendomi partecipe della sua sorpresa. In pratica, il ritaglio di giornale economico/finanziario riportava la notizia che la fabbrica Francese della pantofola acquistata a saldo, era prossima al fallimento. L’aveva riconosciuta dalla foto a corredo dell’articolo. In sostanza siamo venuti a sapere che è un prodotto che affonda le radici addirittura nel XVII secolo, ai tempi di Luigi XIV, quando i calzolai del posto iniziarono a usare feltri riciclati dall'industria cartaria per fabbricare la suola rigida. Non ha caso ho usato il presente indicativo per indicare il prodotto, poiché le pantofole sono ancora ai miei piedi, anche adesso che sto scrivendo l’articolo. Da questa semplice esperienza ne ho tratto un importante insegnamento, che dovrebbe aiutare a chiarire per quale motivo il nostro modello di sviluppo e di vita ci stanno portando al disastro.

Sono quattro anni che porto queste pantofole e sono ancora in perfetto stato, quando, in parallelo, le ciabatte comprate nello stesso momento, di una nota fabbrica Israeliana, non sono riuscite a sopravvivere neanche mezza stagione, come d'altronde altri prodotti nazionali o esteri acquistati in passato.

Per quale motivo la fabbrica Francese del XVII secolo produceva prodotti così eccellenti e oggi se ne producono invece di così scadenti?

E per quale motivo dopo tanti anni la fabbrica sta per chiudere?

Qui devo fare un cenno, per forza di cose, a un problema che hanno avuto i Tedeschi dell’ovest capitalista, quando si sono trovati di fronte al problema della riunificazione: il che fare delle industrie dello Stato Tedesco dell’est Comunista. Per meglio rendere comprensibile la riflessione, poiché sono abbastanza vecchio da ricordarmi che tipo di elettrodomestici fabbricava l’industria Italiana ed Europea negli anni sessanta, posso dire che quei prodotti erano assai diversi da quelli commercializzati ora. Prima c’era una maggiore attenzione alla qualità, intesa come funzionalità e durata; e la differenza non mi sembra trascurabile. In parallelo c’era anche una vasta rete di tecnici che riparavano i vari apparecchi quando si guastavano. Oggi potremmo classificarlo come “indotto”. L’ottica economica era diversa nei suoi principi base di politica industriale. In pratica, tornando alla Germania. I politici e gli industriali Tedeschi si sono trovati davanti a una realtà produttiva simile alla nostra negli anni sessanta: fabbriche di elettrodomestici che producevano frigoriferi, lavatrici, televisori che superavano i venti anni di vita. Prodotti costruiti per durare, non per realizzare solo il massimo profitto. Era una stravaganza impossibile da tollerare. Impossibile perché gli stessi prodotti in occidente devono morire sempre più rapidamente e senza la minima possibilità di essere riparati. Le schede inserite nei vari apparecchi, infatti, sono provviste di un chip di fine vita, il processo si chiama obsolescenza programmata. In pratica è come quando chiamate il tecnico perché il vostro frigorifero si è guastato, e nel 90% dei casi vi dice che “È la scheda, non conviene ripararlo”. Ha ragione, perché il chip assassino si trova proprio nella scheda principale che fa funzionare l’elettrodomestico. Morto il chip morto il frigo. Ora, da queste due storielle, le pantofole francesi e gli elettrodomestici tedeschi, se ne potrebbe trarre anche una lezione, se fossimo in grado di farlo. Purtroppo, come specie animale, non siamo in grado, poiché Socrate ha detto una cosa non perfettamente corretta: la Ragione è senza dubbio utile all’uomo, ma non rappresenta che una piccola percentuale a una cifra di tutto ciò che contiene il cervello. Ossia, quando prendiamo delle decisioni, anche nel quotidiano, a noi sembra che siano scaturite facendo ricorso alla ragionevolezza, in verità esse sono scaturite da condizionamenti molteplici e profondi di cui non abbiamo nessuna consapevolezza. Questo per dire che anche noi, come occidente, avevamo la possibilità negli anni sessanta di immaginare e programmare una scienza industriale capace di produrre pantofole del Re Sole semplici, solide, fatte per durare, capaci di salvaguardare a meraviglia le risorse ambientali, e invece abbiamo preferito le ciabatte Israeliane, che si rompono subito, fanno guadagnare tanti soldi all’industria, massacrano l’ambiente e sono in pratica la nostra scelta di morte. La colpa naturalmente non è soltanto degli industriali Ebrei, ovvio che li ho presi solo ad esempio perché parliamo di ciabatte, la colpa è dell’intera specie umana Homo Sapiens. Il sistema sociale/economico/politico Comunista non era privo di problemi, tutt’altro, però partiva da un paradigma corretto: il bene della collettività a scapito di qualche rinuncia dell’individuo. Sganciando il vivere sociale dalle psicopatologie ossessive compulsive di certi industriali e finanzieri disturbati di mente, controllando con estrema inflessibilità l’infinita capacità di corruzione che l’oro ha sugli individui, forse si sarebbe potuto costruire qualcosa di diverso, che avrebbe potuto salvarci. L’errore grande, comune all’intera epoca passata, è stato quello di credere che si sarebbe potuto creare, col semplice apporto dell’economia e della cultura, quell’Uomo Nuovo capace di riannodare il rapporto con la Natura devastata e saccheggiata dall’Uomo Vecchio. Tutti lo pensavano. Tutti con le più varie sfumature. Ma erano uomini del secolo scorso, non conoscevano la genetica e non sapevano che l’Uomo Vecchio non ha nessuna possibilità di rinnovarsi, poiché è tarato all’origine, è dalla nascita immutabile nei suoi difetti.

È stato nobile crederlo, inevitabile costatarne il totale fallimento. Gli individui che hanno creduto che fabbricare pantofole del Re Sole fosse un paradigma su cui edificare una civiltà più giusta, non hanno pensato che quella Giustizia a fondamento delle loro idee, in fondo non è nient’altro che purissima metafisica, tanto distante da una Natura Umana incapace di intravvedere all’orizzonte, come conseguenza della chiusura di un’antica fabbrica, anche la prossima fine della sua presenza sulla Terra.

domenica 4 ottobre 2020

MORTI DI FAME


Parliamoci chiaro, io detesto questo sub-governo non perché, come tutti gli altri governi che si sono succeduti, ha governato e preso provvedimenti di cui io non mi sento partecipe, neanche perché ha gestito le cose in modo opposto al necessario, o perché ha rubacchiato e truffato e ingannato, neanche perché è un governo democratico, e io invece sono un totalitarista, credo che questo mio sentimento ostile non c’entra nulla con la politica, la filosofia, l’economia, e neanche con la Ragione. Il mio viscerale rifiuto nasce proprio da una sensazione animale che proviene da quei cervelli primitivi che ci permettono la sopravvivenza. Sembra nascere da profonde regioni viscerali, che avvertono che mi trovo davanti non a dei politici ma, davanti a delle sporcizie d’uomini raccatati dalla strada, ignoranti, arroganti, boriosi, spocchiosi morti di fame che si sono prestati, per pochi soldi, a una pantomima talmente scadente nei risultati che un qualsiasi Popolo con un po’ di dignità li avrebbe presi a calci. Mi vergogno quando qualcuno potrebbe pensare che sono rappresentato da un ridicolo omosessuale protervo, da un venditore di noccioline imbecille, una signora che si concia da prostituta, e tante altre indecenze. Credo, altresì, che non ci sia nulla da fare. Tutte le società alla fine dei loro giorni hanno agonizzato di queste decadenze ignominiose. Il Potere vero, quello che finalmente ha conquistato il mondo, oggi non ha più bisogno di Politici autentici, pieni di legami loschi e loschi traffici, con licenza d’uccidere, quelli che hanno combattuto il Comunismo inventandosi le peggiori sozzure che l’uomo possa concepire e porre in essere. Ora si spendono pochi soldi, si risparmia e si raccatta gentucola miserabile che si accontenta, ma che basta alla gente per sentirsi democraticamente rappresentata.