Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

mercoledì 26 ottobre 2016

DELIZIOSA LEZIONE D'AMORE



Ieri mi è capitato di rivedere un film. Titolo “Before we go” di Chris Evans con Chris Evans, Alice Eve, Maria Breyman. È una semplice storia d’amore che si svolge nell’arco di una sola notte. Ho voluto rivederlo poiché la prima volta l’ho apprezzato: sì, mi piacciono le storie d’amore, quando sono raccontate bene e finiscono meglio. Giudico quest’opera positivamente, il regista riesce in modo lodevole a concentrare, nelle poche ore in cui si svolge la vicenda, tutta una serie d’emozioni e di manifestazioni che accadono fra due persone che prima non si conoscono, poi cercano di conoscersi e in seguito scoprono piano piano di provare qualcosa di serio verso l’altro. Il regista dimostra di conoscere bene quali sono le sensazioni che questo tipo d’esperienza trasmette, si sofferma su una legittima diffidenza iniziale, su un diffidente affidarsi poi, quindi su una parziale perdita di sospetti e via via fino a legittimare con una presunta conoscenza i sentimenti che si sono fatti strada. Il film parla d’Amore. Fra i due protagonisti avvengono tutta una serie dinamica di avvenimenti che contribuiscono a concentrare in poco tempo tutto ciò che in genere avviene fra due persone che si amano da anni, dunque scambio d’opinioni, accesi contrasti, incantevoli tenerezze, contenute gelosie, lunghe discussioni, fiducioso affidarsi, contare sull’altro, cercare di dare il meglio di sé, scatti violenti d’ira, dolorose accuse, scuse riparatrici, riuscire con l’aiuto di chi si ama a capire quali sono le proprie virtù e le proprie mancanze. C’è, verso la fine del film, la breve apparizione di un curioso personaggio, un chiromante che rivela il suo unico amore per la compagna ormai morta, ma senza ostentare eccessivo dolore. Mi hanno colpito le poche parole che scambia con il protagonista prima che la scena cambi. Alla domanda: “Ma ci sono stati momenti di difficoltà?” In riferimento al rapporto e alla vita trascorsa, il chiromante serenamente risponde: “Oh certo, l’importante è sapere con chi le vuoi affrontare.”
Oramai vecchio penso davvero che non per tutti sia la stessa cosa, molti inseguono valori diversi che molti altri detestano. Forse il denaro e il potere e il consumo dissennato riescono a donare le stesse cose che l’Amore riesce a donare; forse lo eguaglieranno in emozioni, questo non lo potrò mai più verificare, e non mi interessa verificarlo. So soltanto che le sensazioni che nel corso degli anni, quelle piccole e grandi emozioni che un’altra creatura riesce a trasmetterti, quel voler essere migliore solo per non perderla, difficilmente qualcosa di “terreno” potrà mai eguagliarlo. Platone, che a mio giudizio ha grandi responsabilità causate dalle sue decadenti teorie, ha tratteggiato però, nell’Eros, un’ipotesi che forse, o meglio certamente non è credibile, ma che ha senza dubbio un fascino talmente intenso da far pensare, per un istante, a cose “fuori di te”. Lui dice che quella sensazione particolare che prova chi ama, è una manifestazione dell’anima, che immortale migra di corpo in corpo, e quando incontra il soggetto in terra giusto da amare, sente un piacere intenso, come uno sfumato ricordo, come una specie di nostalgia per una condizione infinita e incantevole cui brama ritornare, cui brama ricongiungersi.
Non so proprio se poi sia così. Troppi i dubbi e le perplessità. Ma se non ci sono più i “corpi” da amare, quelli che in vita abbiamo avuto vicini, dove potrebbe “appendersi” il sentimento? No, penso che la vita sia tutta qui, ma è senz’altro vero che un Amore come quello descritto garbatamente nel bel film di Chris Evans, possa darle significato.

Consiglio a tutti di vederlo, e di mantenere fino all’ultimo vostro respiro le porte aperte a questa meravigliosa possibilità.

mercoledì 28 settembre 2016

GUERRA ASSOLUTA

La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.

                                                                         “Della guerra” di Karl von Clausewitz

Limitando per forza di cose l’analisi al solo nostro continente, possiamo dire che da qualche anno a questa parte, con una velocità che appare sconcertante e che non ha eguali nella Storia dell’Uomo, le condizioni politiche, sociali ed economiche nelle quali siamo costretti a vivere hanno subìto un violento cambiamento. L’ambiente intorno a noi si è involuto da una comunità di Stati autonomi e sovrani, in una specie di macroscopica realizzazione ultra Spencer/Darwiniana, dove classi dirigenti politiche, industriali e finanziarie, nel modo più adatto strette in un consorzio scellerato, stanno accuratamente, sistematicamente, metodicamente distruggendo tutto ciò che si era costruito in anni d’evoluzione sociale, lavoro e lotta. Prima di questo rapido processo involutivo, dunque, esistevano dei riferimenti d’assistenza precisi, la tutela del lavoro, i servizi collettivi, il relativo controllo di un territorio dai confini chiari, uno Stato Sociale, e per questi motivi larghe maggioranze avevano la pur tenue sensazione d’esser parte di una rete di relazioni umane certe, individuabili, sebbene conflittuali, ma pur sempre vive e feconde. Ora non è più così. Nelle varie nazioni una plutocrazia industriale e finanziaria ristretta sovrintende e dirige una casta politica corrotta che non ha più neppure la necessità di una legittimazione democratica, o presunta tale. Le aristocrazie in perfetta armonia fra loro hanno come progetto finale uno Stato autoritario, dove i vari soggetti inconsapevolmente o consapevolmente agenti riproducono in modo fedele un archetipo di tipo Imperiale, caratterizzato principalmente, soprattutto, da un diffuso, capillare rapporto di lavoro da “schiavo salariato” e da una metodica scientifica spoliazione d’ogni bene di cui ci si può appropriare, legalmente o illegalmente. Non mi appare sensato e opportuno dilungarmi sulle varie condizioni oggettive, gli elementi evidenti, le prove che compongono questo tragico quadro, le varie tessere del puzzle, lo scopo di questo estremo tentativo è di cercare/trovare individui consapevoli del processo finale, esigue minoranze preparate ed emarginate, e per logica se le persone di cui si cerca la partecipazione sono consapevoli della situazione non hanno nessun bisogno d’altre spiegazioni, che illuminerebbero uno scenario già di per sé ben individuato e inequivocabile. Se invece gli individui non sono consapevoli, temo che a questo punto non lo saranno mai e non saremo noi con le nostre limitate possibilità a portare luce in menti tanto obnubilate dalla propaganda e dalla capacità di corruzione del Potere.
Lasceremo credere a queste povere creature che il loro è il solo e il miglior mondo possibile e che la felicità è produrre, consumare e crepare.
Alle sole persone consapevoli, dunque, continuo indicando che gli Esseri che sono stati favoriti dalla Natura a condurre quest’ultimo tratto di vita dell’Homo Sapiens, non possono essere considerati autentici “individui” in pieno possesso delle loro facoltà mentali, poiché la loro sindrome ossessiva compulsiva d’accumulazione del denaro, la loro ricerca assillante del profitto, è perfettamente in linea con le altre conosciute sintomatologie maniache che vedono nel gioco o nell’alcool o nella sessualità vie percorribili dell’esistenza. Sono persone malate, estreme, perverse, o meglio “mutate geneticamente”, ma che la Natura, sembrerebbe in modo contraddittorio, sta favorendo, forse per un programma di rapida autodistruzione che ha condannato in passato altre creature allora dominanti. Loro ci stanno portando all’annientamento, velocemente, assai velocemente. Credo che non sia nelle nostre possibilità di individui diversi/coscienti rendere reversibile questo grande processo naturale che ci sovrasta, possiamo solo prenderne atto; come si sono estinti i dinosauri o gli uomini di Neanderthal, così spariremo anche noi; ciò nonostante, chissà perché, sebbene del tutto edotti dei fatti, e con l’animo ben indirizzato verso un pessimismo cosmico di Leopardiana memoria, ancora si avverte l’estrema necessità di un terminale tentativo.
L’idea pertanto sarebbe questa, messa in Comune affinché possa dialetticamente esser valutata, così da giungere a una sintesi possibile che sia di conforto a una serena, definitiva, finale rassegnazione o di sprone a un rabbioso nuovo inatteso inizio aurorale. I mezzi di lotta che abbiamo conosciuto e che abbiamo utilizzato fino a ieri non sono più adeguati alla situazione. Non ci troviamo alla presenza di persone “sane” che possono addolcire saggiamente le loro deliranti psicosi con il dialogo, o indotti da una manifestazione di piazza, non siamo più di fronte a una situazione che vede nella moderatezza il risultato di un rapporto/confronto con “nemici naturali”. I nemici naturali non ci sono più, o meglio hanno perso una lunga e feroce “guerra di classe”, hanno perso la capacità d’opporre resistenza, di limitare le altrui pulsioni, ridotti oramai come sono al ruolo di dominati, ma dominati ignari e quindi neanche responsabili di sé. Quindi, di fronte ad avversari che hanno una determinata tipologia di comportamento socialmente accettabile, sono valide sperimentate definite contrapposizioni, di fronte a nemici che adottano forme criminali, incontrollate d’intervento sulla realtà vanno adottate forme di lotta estreme, adatte a simili circostanze. Politici, industriali, finanzieri non sono più individui socialmente accettabili con i quali è possibile un contraddittorio, dove ognuno sfuma le posizioni per un “bene comune”, ma sono degli efferati, arroganti, presuntuosi, ultraegoisti e ciechi che vanno valutati e combattuti in modi più appropriati a questo momento storico.
Ma quali potrebbero essere questi “modi più appropriati”?
A completamento di questa ridotta analisi, si può dire che Loro, i Nemici, i Ricchi hanno adottato sistemi di lotta che appaiono più simili a quella “guerra assoluta” che il buon Karl von Clausewitz nelle sue opere ha teorizzato, concludendo affrettatamente che si stava comunque parlando solo di una semplice teoria. Opinione non corretta. I Ricchi stanno realizzando ciò che si credeva fino allo scorso secolo del tutto impossibile. Gli sconfitti invece, che per svariate ragioni, fra cui, non di scarsa rilevanza il decomporsi del necessario superamento della “morale comune”, oppure la fiacchezza, l’esitazione, il dubbio, l’opportunismo, non hanno saputo o voluto adottare tecniche di guerra simili a quelle che Loro, i nemici, hanno avuto il coraggio e la determinazione di adottare, completando ora, oggi, l’opera d’annientamento, di dissoluzione, di sterminio completo di Idee, Utopie e Individui.
È stato un grossolano errore non adottare lo stesso metodo.
È stato un grave errore non fare ciò che era necessario fare.
La sensazione prevalente è che la ricerca di Individui sani, liberi, preparati, in condizioni d’esprimere opinioni e fornire consigli appropriati non possa aver successo in ambienti “moderati”, più probabile trovare corrispondenza in ambienti “estremi” avendo costatato, con un certo stupore che la medesima analisi e le medesime conclusioni sono perfetto patrimonio dell’uno e dell’altro colore. Chiaro quindi sospettare che l’analisi sia corretta. In sostanza non ci sono preclusioni di sorta. In questa fase di ricerca è importante acquisire il contributo di tutti. L’essenziale è trovare insieme un “Che fare?” possibile, che non sia frutto d’incantevoli viaggi onirici né frutto d’orrende nevrosi da sanare, piuttosto risultato di un lavoro intellettuale professionale che per forza di cose non trova la giusta via di sperimentazione e di diffusione nella realtà quotidiana.
Cercare soluzioni che possano risvegliare l’Idea che esistono modi diversi di vivere.
Se non fosse così verosimile la possibilità di cadere in probabili equivoci, eviterei la precisazione, tuttavia mi appare necessario chiarire che il richiamo alla “guerra assoluta” non è un richiamo insensato alle armi tradizionali, ma un potente appello alle armi della mente, che dovrebbe prima di tutto rendersi, o ritenersi, autonoma e del tutto libera dall’autorità di un Sistema in completa putrefazione e quindi, forte di questo presupposto, in condizioni di indicare vie intellettuali percorribili per la salvezza almeno di se stessa.
L’indicazione “guerra assoluta” è il tentativo di rianimare un polo della contrapposizione che si spera ancora non del tutto morto e trovare eventuali soluzioni che siano d’utile contrappeso a una terminale strisciante devastante disperazione.

mercoledì 22 giugno 2016

LA QUESTIONE OMOSESSUALE


Come accade spesso nelle infinite vicende storiche e umane, una situazione, una problematica, non è quasi mai determinata da un solo fattore, quanto piuttosto da tutta una serie di fatti che contribuiscono a rendere impellente la sua soluzione. Anche la questione omosessuale, di cui si parla tanto in questo periodo in Occidente, non è neanch'essa causata da un unico elemento. Tuttavia, bisogna dire che per molte faccende, il più delle volte, chi ha interesse a non far capire bene di cosa si sta parlando, si prodiga non poco nella fruttifera impresa di rendere il discorso molto più ingarbugliato, criptico e nebuloso di quanto lo sia in realtà. Anche in questo caso, dunque, si è provveduto largamente a far uso di questo mezzo di “distrazione di massa” per far digerire, metabolizzare, una cosa davvero istintivamente indigesta.
Primo elemento determinate della situazione è che, almeno nei paesi occidentali, l’omosessualità è cresciuta in modo sorprendente, e questo non è elemento che si possa in qualche modo negare o trascurare, essendo elemento caro all’indagine. Quando si rendono evidenti dati come quello degli Stati Uniti, che viaggia verso una percentuale di omosessualità del 36%, le persone che ne vengono a conoscenza restano sempre un po’ stupite/stordite, come se avessero afferrato il problema, ma non le cause e gli agenti che lo determinano; qui da noi, in Europa, è poco diversa, si va dal 25% della Germania via via al 23% della Francia o al 20% dell’Italia. Quindi la situazione nasce principalmente dall’enorme espansione di questa “deviazione genetica”, che influisce sulle richieste sociali, non perché in definitiva si è solo in tanti, ma perché, e questo è il secondo elemento, questi tanti sono anche diventati assai potenti, hanno raggiunto posizioni di prestigio a livello economico e sociale. L’enorme sviluppo dell’omosessualità è un elemento, probabile, di regolazione Naturale del numero di individui presenti su un determinato territorio. La Natura, Madre, provvede egregiamente a regolare le quantità di esseri viventi secondo regole che noi non abbiamo ancora ben capito. Quando ero piccolo, anni sessanta circa, sentivo dire dai tanti catastrofici Nostradamus di turno, che negli anni 2000 gli uomini sulla Terra, al ritmo di crescita di quegli anni, sarebbero diventati venti miliardi. Mai queste persone come in questo caso avrebbero fatto bene a tacere. L’Homo Sapiens è senza dubbio un animale più capace di altri, ma gli elementi di arroganza e presunzione lo porteranno a un’inevitabile, inesorabile scomparsa; e la scomparsa è prossima proprio perché, sempre Madre Natura, sta provvedendo con estrema serenità e calma a cancellare la specie, rendendo sterili sempre più quelli che danno, a Lei, maggiormente fastidio. Allora, primo elemento dell’analisi è l’aumento vertiginoso degli omosessuali, secondo elemento è la loro riuscita in termini di scalata sociale, dove essenziale è il grado di corruzione a cui sei pronto e disponibile. La costruzione di uno Stato Imperiale comporta la messa in stato di schiavitù di grandi masse di disgraziati che accettano passivamente e senza protestare determinate condizioni di miseria materiale e intellettuale, e quindi accanto alla cancellazione dei “diritti dei lavoratori” e alla cancellazione dello “stato sociale”, si assiste e si bada a riconoscere i “diritti” di persone che dall'accumulo di ricchezze e dalla mancanza di eredi naturali, in passato hanno sperimentato un vero caos di situazioni conflittuali, ma che ora sono diventate coccolatissima classe aristocratica privilegiata di sostegno al Potere, o Potere essa stessa. L’imbecillità del momento ha condizionato le menti a considerare il “matrimonio” come un vivere determinato dall'Amore, ma all'Occidente non è mai passato per la testa di considerare un sentimento come motivo determinante l’unione; il matrimonio è nato come “contratto sociale” poiché regolatore del fattore “proprietà privata”. In pratica un uomo e una donna si sposano e firmano un contratto matrimoniale per non avere problemi in fatto di successione ereditaria; da loro, un uomo e una donna, nasceranno dei bambini che saranno loro “legittimi eredi”. La cosa è assai semplice, ma il semplice spesso non fa troppo comodo a chi deve far passare sul corpo sociale scelleratezze addirittura fuori dal buon senso, e quindi si ricorre spesso alla facile retorica e alla facile emotività.
Di conseguenza, a mostruosità seguiranno mostruosità, con i soldi compreranno corpi di povere disgraziate disponibili a fare figli per due uomini ricchi sposati; una donna adotterà il figlio/a di un’altra donna che era sposata o sola genitrice; un uomo giovane sposerà un uomo più anziano così che alla sua scomparsa percepirà quella reversibilità della pensione che lo renderà a tutti gli effetti un autentico parassita sociale; lo stesso accadrà in campo femminile; l’educazione ricevuta da creature “nate e vissute” in un ambiente simile sarà un fattore di cui difficilmente possiamo prevederne gli effetti, sebbene sappiamo che già in una “famiglia normale” è tanto tanto difficoltoso crescere un individuo che sia equilibrato e consapevole di sé: ma Loro certo non vogliono questo.
Come ultimo elemento d’analisi, vorrei proporre la mia, e della mia compagna, esperienza personale. Quando Lei è rimasta incinta di nostra figlia, abbiamo creduto opportuno fare un’analisi allora, era il 1984, non proprio diffusa e sicura per il feto. L’amniocentesi ora può diagnosticare innumerevoli malattie e modificazioni genetiche, tempo fa non erano così tante ma erano importanti. Quindi, in poche parole, abbiamo fatto quest’amniocentesi ed è risultato che la creatura era sana e di sesso femminile; questo sesso femminile è dovuto al fatto che i cromosomi, ventitré coppie, quarantasei cromosomi, risultavano essere tutti XX. La genetista ci ha detto che in caso di sesso maschile, si sa, che i cromosomi, sempre quarantasei, nell'uomo invece sono tutti XY. Questo elemento inconfutabile e assiomatico non è mai citato nella “questione omosessuale”, perché sarebbe la stele che determinerebbe la morte di qualunque argomento a sostegno.
Cromosomi XX è un maschio, cromosomi XY è una femmina: così dice la Natura. Non ci sono altre varianti, e questo, al di là di quello che può scimmiottare l’Homo Sapiens”, non può essere cambiato.


22 giugno 2016 

venerdì 4 marzo 2016

PICCOLA RIFLESSIONE SULL'AMORE

Qualche giorno fa, senza volerlo, mi è capitato di ascoltare una conversazione. Ero seduto su un autobus delle linee urbane, non era affollato e il percorso da compiere era piuttosto lungo. C’era un posto libero accanto a una signora né bella né brutta, normale, intorno ai cinquant’anni probabilmente. Parlava al telefono tenendo la testa bassa, la voce non era forte, rabbiosa, ma piuttosto adeguata alla situazione intorno, solo che, per forza di cose, considerata la vicinanza, ho potuto ascoltare uno “sfogo” che mi ha incuriosito; ho capito che stava parlando con la Madre della particolare situazione che stava vivendo: separata, due figli, il marito, a suo dire, si stava comportando molto male, i ragazzi risentivano di questo brutto clima e ne soffrivano, poi tutta una seria di emozioni e dispiaceri che sono classiche di queste tragiche circostanze. Lì per lì non ho dato valore all’evento, ricordo solo di aver pensato alcune cose in riferimento ai sentimenti, nient’altro. La stessa sera però, fatalità, mi è capitato di vedere un film già in passato più volte visto, ma che è sempre un piacere rivedere per i particolari che si possono apprezzare alle successive visioni. Il film si intitola “Qualcosa è cambiato”, uscito nel 1997, con la regia di James L. Brooks, interpreti Jack Nicholson, Helen Hunt e Greg Kinnear, un film che consiglio vivamente di vedere a chi ancora non ne ha avuta l’occasione.
Dunque, nell’approfondirlo per l’ennesima volta mi sono rimaste in mente, ossia ho estrapolato dalle conversazioni, due frasi che “Melvil”, il personaggio interpreto da Nicholson, rivolge a “Carol” il personaggio interpretato dalla Hunt. La prima frase più o meno diceva così: “Mi fai venire voglia di essere un uomo migliore.” La seconda frase, più lunga e articolata, ma il senso tuttavia era questo: “Mi chiedo come le altre persone non riescano a vedere che sei la donna più straordinaria che esista.” Queste due considerazioni sono sintomo di uno stato d’animo classico, piuttosto conosciuto, che è l’Amore fra un uomo e una donna. Il film, per me, contiene un errore, queste frasi sono bagaglio dell’Amore, e i due protagonisti si conoscono da poco, quindi fra loro può esserci “innamoramento” che ha meccaniche e sintomi diversi. Tuttavia non è questo il punto, il punto è che il regista evidentemente conosce l’Amore e sa quali sono le sue caratteristiche dinamiche. Al termine del film, in un primo momento non so bene perché, mi era venuta in mente l’esperienza del mattino, la signora che parlava male del marito con sua Madre; non riuscivo a capire cosa potesse significare questo parallelismo.
Cosa poteva entrarci l’uno con l’altro?!
Il dubbio si è sciolto il mattino seguente, dopo un’ulteriore riflessione e un’illuminazione: la signora sull’autobus probabilmente non aveva mai amato suo marito, avrà creduto forse di amarlo, poiché se questo sentimento fosse stato vero, avrebbe dovuto, per forza di cose, essere nelle condizioni ricavate dalle due frasi di “Melvil”. Spiego meglio. Se l’Amore comporta fra le altre cose la “voglia di essere migliore” e la “sensazione che l’altra/altro è un essere unico e straordinario” come mai quando il sentimento finisce queste sensazioni terminano, o non era vero Amore, o l’altro era la persona sbagliata, quindi, lo stesso non poteva essere l’Amore vero.

Questa evidente, palese contraddizione non è avvertita affatto da chi crede di “amare” o “aver amato” davvero, hanno la sensazione che è o fosse nel loro cuore, ma se è o fosse stato autentico non sarebbe finito, se è finito non era. Da ciò ricavo che la stragrande maggioranza delle persone in realtà dell’Amore ne sanno poco. Hanno forse sfiorato, o intuito al massimo quello che potrebbe essere, ma se non lo vivono allora per loro è una condizione del tutto sconosciuta, o da incontrare, se sono fortunate. Quindi, quanto tanti dicono: “Ho smesso d’amarlo/amarla”, in realtà hanno smesso di provare un’emozione diversa, certo piacevole, certo coinvolgente, ma certo uno pseudo, o più spesso un proto. Altra cosa che non riesco a capire come sia possibile che un Amore possa trasformarsi in rancore, o più spesso in odio: è impossibile! Se la donna/uomo che incontro sulla mia strada la ritengo “la più straordinaria che esista”, che mi coinvolge al punto da generare in me un’autocritica, una consapevolezza, uno stravolgimento tale da modellarmi in un Essere che ritengo “migliore”, com’è possibile che queste dinamiche si avviino in presenza di una persona che poi odierò, c’è qualcosa che non funziona. In realtà, come ho sempre detto, l’Amore vero è una “piccola morte” in quanto chi ne soffre accantona il suo istinto di conservazione, e in presenza di una possibilità di scelta, sceglie la sua di morte, piuttosto che veder morire la persona amata. Mi sembra strano, dunque, che la povera signora al telefono sull’autobus delle linee urbane, possa aver fatto questo tipo di considerazione e conseguente scelta estrema quando era accanto al suo Compagno, ora detestato; più facile che davanti a un tale dilemma avrebbe tentennato un istante, così da cancellare, in un batter di ciglia, ciò che pensava che fosse.



sabato 16 gennaio 2016

L'ORRORE

Come accade quasi quotidianamente, qualche giorno fa ho avuto necessità di taluni indegni carri bestiame che in molti assurdamente continuano a chiamare “servizio di trasposto pubblico urbano”, in compagnia dei soliti utenti: clochard che li usano come trastullo/case viaggianti con l’intenzione di rompere la monotonia dei giorni sempre uguali, che hanno la cadenza dei tre pasti principali elargiti da laboriose e lucrose istituzioni, clandestini con fardelli ingombranti di masserizie di dubbio gusto, individui di pelle nera, o scura, o gialla con carrozzine e figli in abbondanza, qualche studente narcotizzato alle prese con suo telefonino e qualche annoiato pensionato dalla faccia arcigna quando, transitando lungo una famosissima strada commerciale semicentrale, d’improvviso, oltre al finestrino assai sporco, ho intravisto le vetrine di una nota Casa Editrice nazionale, industria della cultura che monopolizza mercato e menti. La cosa in passato non ha avuto per me alcun significato, è cosa abituale, mai fatto troppo caso a ciò che la suddetta reclama nelle sue vetrine, tuttavia, questa volta la “cosa” mi aveva talmente incuriosito da farmi decidere in fretta un’imprevista discesa dal mezzo, tale era la curiosità. Così, dopo aver chiesto permesso a folle di “portoghesi” che stazionano ingombrando davanti alla porta d’uscita per scendere di fretta qualora salissero i controllori, sono sceso rapido, convinto che la mia ben nota acrimonia verso le “Case Editrici” mi avessero fatto prendere le classiche lucciole per lanterne. E invece non era la mia mente ad ingannarmi, lì davanti a me, dopo aver fatto pochi passi, c’era veramente la bruttura. La nota Casa qui ha un punto di spaccio con due grandi vetrine e una porta d’entrata sempre piena di volumi accatastati con ordine. La seconda vetrina era tappezzata interamente di una carta ruvida di colore bianco, al centro sempre di colore bianco, era stilizzata una specie di colonna di tempio Greco, e nel centro della colonna, più o meno all’altezza degli occhi di un individuo di media statura c’era “l’orrore”, ossia l’ultimo libro di un tal famoso “scrittore”, o presunto tale. Ora la cosa di per sé era già di cattivissimo gusto estetico, anche se la struttura pubblicitaria neoclassica fosse stata usata per uno scrittore autentico, apprezzabile, dignitoso ma usare un tale argomento per mettere in evidenza l’opera di un autentico deficiente, un tipico prodotto mediatico e commerciale al soldo della peggiore criminalità editoriale era davvero una provocazione intollerabile. Se questo individuo avesse dimostrato nelle sue tante apparizioni di possedere uno straccio di cervello atto a un pensiero logico e razionale, già la cosa mi sarebbe apparsa di pessimo gusto, ma utilizzare un’intera vetrina, con ipotesi di “templi dorici”, per pubblicizzare un prodotto commerciale insulso, mi era apparsa come un gesto da rifiutare in malo modo, da teppista, un desiderio d’infrangere la vetrina e gettare in strada quel volume colmo di prevedibili scempiaggini. Tuttavia, la mia oramai manifesta vecchiezza, mi suggeriva saggiamente di lasciar stare, di non irritarsi troppo per una manifestazione volgare che conferma il giudizio di decadenza, miseria e sporcizia che ha oramai sopraffatto il nostro modo di vivere. Le peggiori schifezze umane, le più infime modificazioni genetiche hanno raggiunto quella condizione di predominio e di potenza cui Nietzsche ha spesso fatto riferimento nelle sue riflessioni, solo che Lui si augurava che le persone “migliori” raggiungessero questi livelli, non le persone “peggiori”, dunque, esattamente l’opposto.