La guerra non è che la
continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque, solamente
un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del
procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.
“Della guerra” di Karl von
Clausewitz
Limitando per forza di cose
l’analisi al solo nostro continente, possiamo dire che da qualche anno a questa
parte, con una velocità che appare sconcertante e che non ha eguali nella
Storia dell’Uomo, le condizioni politiche, sociali ed economiche nelle quali
siamo costretti a vivere hanno subìto un violento cambiamento. L’ambiente
intorno a noi si è involuto da una comunità di Stati autonomi e sovrani, in una
specie di macroscopica realizzazione ultra Spencer/Darwiniana, dove classi
dirigenti politiche, industriali e finanziarie, nel modo più adatto strette in
un consorzio scellerato, stanno accuratamente, sistematicamente, metodicamente
distruggendo tutto ciò che si era costruito in anni d’evoluzione sociale,
lavoro e lotta. Prima di questo rapido processo involutivo, dunque, esistevano
dei riferimenti d’assistenza precisi, la tutela del lavoro, i servizi collettivi,
il relativo controllo di un territorio dai confini chiari, uno Stato Sociale, e
per questi motivi larghe maggioranze avevano la pur tenue sensazione d’esser
parte di una rete di relazioni umane certe, individuabili, sebbene
conflittuali, ma pur sempre vive e feconde. Ora non è più così. Nelle varie nazioni
una plutocrazia industriale e finanziaria ristretta sovrintende e dirige una casta
politica corrotta che non ha più neppure la necessità di una legittimazione
democratica, o presunta tale. Le aristocrazie in perfetta armonia fra loro hanno
come progetto finale uno Stato autoritario, dove i vari soggetti inconsapevolmente
o consapevolmente agenti riproducono in modo fedele un archetipo di tipo Imperiale,
caratterizzato principalmente, soprattutto, da un diffuso, capillare rapporto
di lavoro da “schiavo salariato” e da una metodica scientifica spoliazione
d’ogni bene di cui ci si può appropriare, legalmente o illegalmente. Non mi
appare sensato e opportuno dilungarmi sulle varie condizioni oggettive, gli
elementi evidenti, le prove che compongono questo tragico quadro, le varie
tessere del puzzle, lo scopo di questo estremo tentativo è di cercare/trovare
individui consapevoli del processo finale, esigue minoranze preparate ed
emarginate, e per logica se le persone di cui si cerca la partecipazione sono
consapevoli della situazione non hanno nessun bisogno d’altre spiegazioni, che
illuminerebbero uno scenario già di per sé ben individuato e inequivocabile. Se
invece gli individui non sono consapevoli, temo che a questo punto non lo
saranno mai e non saremo noi con le nostre limitate possibilità a portare luce
in menti tanto obnubilate dalla propaganda e dalla capacità di corruzione del
Potere.
Lasceremo credere a queste povere
creature che il loro è il solo e il miglior mondo possibile e che la felicità è
produrre, consumare e crepare.
Alle sole persone consapevoli, dunque,
continuo indicando che gli Esseri che sono stati favoriti dalla Natura a
condurre quest’ultimo tratto di vita dell’Homo Sapiens, non possono essere
considerati autentici “individui” in pieno possesso delle loro facoltà mentali,
poiché la loro sindrome ossessiva compulsiva d’accumulazione del denaro, la
loro ricerca assillante del profitto, è perfettamente in linea con le altre
conosciute sintomatologie maniache che vedono nel gioco o nell’alcool o nella
sessualità vie percorribili dell’esistenza. Sono persone malate, estreme,
perverse, o meglio “mutate geneticamente”, ma che la Natura, sembrerebbe in
modo contraddittorio, sta favorendo, forse per un programma di rapida
autodistruzione che ha condannato in passato altre creature allora dominanti.
Loro ci stanno portando all’annientamento, velocemente, assai velocemente.
Credo che non sia nelle nostre possibilità di individui diversi/coscienti
rendere reversibile questo grande processo naturale che ci sovrasta, possiamo
solo prenderne atto; come si sono estinti i dinosauri o gli uomini di
Neanderthal, così spariremo anche noi; ciò nonostante, chissà perché, sebbene
del tutto edotti dei fatti, e con l’animo ben indirizzato verso un pessimismo
cosmico di Leopardiana memoria, ancora si avverte l’estrema necessità di un terminale
tentativo.
L’idea pertanto sarebbe questa, messa
in Comune affinché possa dialetticamente esser valutata, così da giungere a una
sintesi possibile che sia di conforto a una serena, definitiva, finale
rassegnazione o di sprone a un rabbioso nuovo inatteso inizio aurorale. I mezzi
di lotta che abbiamo conosciuto e che abbiamo utilizzato fino a ieri non sono più
adeguati alla situazione. Non ci troviamo alla presenza di persone “sane” che
possono addolcire saggiamente le loro deliranti psicosi con il dialogo, o
indotti da una manifestazione di piazza, non siamo più di fronte a una
situazione che vede nella moderatezza il risultato di un rapporto/confronto con
“nemici naturali”. I nemici naturali non ci sono più, o meglio hanno perso una
lunga e feroce “guerra di classe”, hanno perso la capacità d’opporre
resistenza, di limitare le altrui pulsioni, ridotti oramai come sono al ruolo di
dominati, ma dominati ignari e quindi neanche responsabili di sé. Quindi, di
fronte ad avversari che hanno una determinata tipologia di comportamento
socialmente accettabile, sono valide sperimentate definite contrapposizioni, di
fronte a nemici che adottano forme criminali, incontrollate d’intervento sulla
realtà vanno adottate forme di lotta estreme, adatte a simili circostanze. Politici,
industriali, finanzieri non sono più individui socialmente accettabili con i
quali è possibile un contraddittorio, dove ognuno sfuma le posizioni per un
“bene comune”, ma sono degli efferati, arroganti, presuntuosi, ultraegoisti e
ciechi che vanno valutati e combattuti in modi più appropriati a questo momento
storico.
Ma quali potrebbero essere questi
“modi più appropriati”?
A completamento di questa ridotta
analisi, si può dire che Loro, i Nemici, i Ricchi hanno adottato sistemi di
lotta che appaiono più simili a quella “guerra assoluta” che il buon Karl von
Clausewitz nelle sue opere ha teorizzato, concludendo affrettatamente che si
stava comunque parlando solo di una semplice teoria. Opinione non corretta. I
Ricchi stanno realizzando ciò che si credeva fino allo scorso secolo del tutto
impossibile. Gli sconfitti invece, che per svariate ragioni, fra cui, non di scarsa
rilevanza il decomporsi del necessario superamento della “morale comune”,
oppure la fiacchezza, l’esitazione, il dubbio, l’opportunismo, non hanno saputo
o voluto adottare tecniche di guerra simili a quelle che Loro, i nemici, hanno
avuto il coraggio e la determinazione di adottare, completando ora, oggi,
l’opera d’annientamento, di dissoluzione, di sterminio completo di Idee, Utopie
e Individui.
È stato un grossolano errore non
adottare lo stesso metodo.
È stato un grave errore non fare ciò
che era necessario fare.
La sensazione prevalente è che la
ricerca di Individui sani, liberi, preparati, in condizioni d’esprimere
opinioni e fornire consigli appropriati non possa aver successo in ambienti
“moderati”, più probabile trovare corrispondenza in ambienti “estremi” avendo costatato,
con un certo stupore che la medesima analisi e le medesime conclusioni sono
perfetto patrimonio dell’uno e dell’altro colore. Chiaro quindi sospettare che
l’analisi sia corretta. In sostanza non ci sono preclusioni di sorta. In
questa fase di ricerca è importante acquisire il contributo di tutti.
L’essenziale è trovare insieme un “Che fare?” possibile, che non sia frutto d’incantevoli
viaggi onirici né frutto d’orrende nevrosi da sanare, piuttosto risultato di un
lavoro intellettuale professionale che per forza di cose non trova la giusta
via di sperimentazione e di diffusione nella realtà quotidiana.
Cercare soluzioni che possano
risvegliare l’Idea che esistono modi diversi di vivere.
Se non fosse così verosimile la
possibilità di cadere in probabili equivoci, eviterei la precisazione, tuttavia
mi appare necessario chiarire che il richiamo alla “guerra assoluta” non è un richiamo insensato alle armi tradizionali, ma un potente appello alle
armi della mente, che dovrebbe prima di tutto rendersi, o ritenersi, autonoma e
del tutto libera dall’autorità di un Sistema in completa putrefazione e quindi,
forte di questo presupposto, in condizioni di indicare vie intellettuali
percorribili per la salvezza almeno di se stessa.
L’indicazione “guerra assoluta” è
il tentativo di rianimare un polo della contrapposizione che si spera ancora
non del tutto morto e trovare eventuali soluzioni che siano d’utile contrappeso
a una terminale strisciante devastante disperazione.
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