Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

domenica 27 dicembre 2015

IMPERO

Nessuna scienza potrà dal loro il pane, finché saranno liberi; ma finirà che deporranno la loro libertà ai nostri piedi e ci diranno: “Fateci schiavi, ma sfamateci!”

Da “I fratelli Karamazov - Il Grande Inquisitore” di Fedor Dostoevskij


Qualche settimana fa ho avuto la necessità di recarmi in una conosciuta borgata romana per risolvere un problema. Non potendo fare altrimenti, sono stato costretto ad affrontare una giornata piuttosto piovosa, davvero una brutta giornata, quindi, armandomi di pazienza e di ombrello, mi sono recato alla più vicina fermata dei tram, mezzo pubblico che da chissà quanti anni collega quella che una volta era estrema periferia. Non ho dovuto aspettate molto tempo, per fortuna il mezzo pubblico è arrivato quasi subito e successiva fortuna c’erano anche dei posti liberi per mettermi seduto, così da evitare di fare tutto il percorso in piedi. Accomodatomi in prossimità di un finestrino, alternavo l’attenzione per il “fuori” con una vaga attenzione per il “dentro”, ossia, dal conosciutissimo ambiente esterno che scorreva oltre il vetro, passavo allo sconosciuto materiale umano che come me affrontava quel tragitto. Non ero un granché interessato a chi fossero i compagni di viaggio, ero piuttosto ansioso di arrivare e di risolvere il problema. Dopo qualche fermata, tuttavia, mi sono accorto di una cosa, che i passeggeri erano circa una ventina, cifra del tutto generica, considerato chi saliva e chi scendeva, che quelli della mia stessa nazionalità si mantenevano però più o meno regolari, ossia, su una ventina circa tre o quattro, il resto erano di varie ignote etnie. Questo elemento non l’ho considerato assolutamente come una stranezza, in quanto la maggior parte dei così detti “migranti” hanno trovato sistemazione in case di periferia. La cosa che mi aveva incuriosito di più, invece, era che fossero quasi tutti uomini, quasi della stessa età, poche le donne, e la cosa assai più strana e che fossero forniti tutti di un particolare modello d’ombrello, certo di colori diversi, ma un modello che si vede venduto nei giorni di pioggia in ogni angolo della città a un prezzo davvero irrisorio. Gli unici ombrelli diversi erano il mio e quello di radi signori che apparivano come miei connazionali. Lì per lì ho giustificato subito la cosa, era una giornata di pioggia, logico che ognuno si fosse munito di un ombrello, non era quindi fattore tale da ritenere insolito. Poi però, col trascorrere del tempo e delle fermate, la cosa non mi era sembrata così trascurabile, poiché quei passeggeri di nazionalità diverse ma della stessa età e con lo stesso tipo di ombrello, mi hanno riportato alla mente notizie che i nostri giornalisti ogni tanto elargiscono sui classici mass media.
Quando con patetica retorica danno notizia di uno sbarco di “migranti” sulle nostre coste, in genere quasi tutti, o meglio tutti, fanno riferimento alla triste sorte di questi poveri disgraziati, che fuggono dalle guerre e dalla fame. La cosa assai curiosa, però, è che questi individui che fuggono dalle loro situazioni terribili sono quasi tutti maschi, quasi tutti della stessa età; sui barconi precari che hanno affrontato il mare, non si vedono che pochi bambini, poche donne, mai vecchi o genitori anziani. In pratica il macro mondo che sbarca sulle nostre coste, era ben rappresentato dal micro mondo che viaggiava con me sul mezzo pubblico comunale. Dunque, mi sono domandato, se intere popolazioni fuggono da situazioni disperate o intollerabili verso situazioni migliori, come mai nel loro viaggio non portano con sé tutto il loro ambiente umano, un ambiente presumibilmente composto di persone delle più svariate età e in egual misura maschi e femmine? Subito non ho saputo dare una risposta all’arcana faccenda, ma la strada per arrivare a destinazione era piuttosto lunga e quindi ho avuto modo di fare ricorso alle svariate tessere che avevo a disposizione, tessere che avrebbero, se ben utilizzate, dovuto formare infine un grande puzzle.
Gli altri elementi di cui ero in possesso per chiarire la curiosa questione erano le svariate analisi e riflessioni che sono patrimonio culturale, sebbene piuttosto limitato e umile a esser sinceri, di una persona che non ha mai creduto troppo alle menzogne propinate dalla stragrande maggioranza degli aventi diritto alla parola.
Il primo riferimento a cui ho fatto ricorso è stato alle varie informazioni recepite attraverso l’approfondimento di una particolare vergogna tutta Europea, una delle tante, la tratta degli schiavi verso le Americhe avvenuta fra il XVI e il XIX secolo. Anche in quell’occasione chi affrontava il viaggio verso “il nuovo mondo” non erano certo giovani, vecchi e bambini, cioè intere popolazione nella loro molteplicità, ma la maggior parte solo maschi e femmine di una certa età, quindi esattamente, o poco diverso, da come avviene nei nostri tempi fra l’Africa e l’Europa. Altro elemento che mi avrebbe infine aiutato a capire cosa sta succedendo è la presa d’atto, a suo tempo maturata, che la “lotta di classe” iniziata prima ma dichiarata il 21 febbraio del 1848 con la pubblicazione del “Manifesto del Partito Comunista” di Karl Marx e Friedrich Engels, si è ufficialmente chiusa il 9 novembre 1989 con la caduta del Muro di Berlino e con la conseguente vittoria della Borghesia sul Proletariato. Altro elemento da considerare è che come ogni guerra ha avuto delle ripercussioni, soprattutto sui perdenti, perdenti che non potevano assolutamente pretendere che le cose sarebbero rimaste uguali a prima della disfatta. Infatti la guerra persa le ha avute delle serie conseguenze, eccome se le ha avute. Il massacro operato dal Capitale vittorioso sulla Classe Operaia, l’emarginazione del lavoro, l’eliminazione dei contratti e delle garanzie, la metodica distruzione dei servizi sociali conquistati a costo di dure lotte negli anni passati, la devastazione delle Costituzioni uscite dalle rovine della Seconda Guerra Mondale, sono un fatto incontrovertibile. Altro elemento che non ho sottovalutato nell’analisi, è quel fattore economico che tutti chiamano “globalizzazione”, in sostanza una mondializzazione delle produzioni, dei mercati e degli scambi, che ha avuto come conseguenza quella di una più intensa concorrenza a livello commerciale.
Avendo a disposizione questa serie d’informazioni, e altre che mi sono venute in mente in seguito, mi era sembrata del tutto logica la realtà che stavo vivendo. Il Capitale e la Finanza Europea, in particolare dal 1989, hanno iniziato a ristrutturare la società, così come l’abbiamo vissuta, una società costruita a seguito di una “paura”, la paura del Comunismo e della presa del potere a opera del Proletariato, della Classe Operaia. Questa completa riorganizzazione comporta prima di tutto la riduzione in schiavitù, regressione alla pura sussistenza della quasi totalità dei lavoratori e come atto successivo a questo, non essendo più necessario a un profondo controllo sociale, lo smantellamento dei ”diritti acquisiti”, soppressione di quello che ora è chiamato “welfare”, quindi sanità, scuola, trasporti, pensioni. La riduzione in schiavitù avviene mediante l’adeguamento dell’ex lavoratore, quindi con l’accettazione obbligata o passiva delle nuove condizioni, operate tramite il ricatto, la vessazione, la competizione esasperata, e sempre più spesso con una vera sostituzione fisica del lavoratore europeo con la massiccia importazione di schiavitù extraeuropea. La struttura che con gli anni si è andata maturando è di tipo imperiale, una ristrettissima elite di Capitalisti e di Finanzieri che tramite i vari lacchè locali, le caste politiche organizzate, sotto dettatura trasformano gli ordinamenti nazionali in modo tale che le disposizioni emanate dal vertice siano recepite all’istante anche in ogni estrema periferia. Questa necessità di fluidità e rapidità comporta la scelta sistematica di elementi che non siano d’intralcio al grande disegno imperiale, ecco dunque che i parlamenti nazionali devono essere composti di soggetti particolari, ricattabili, sicuri, e che i governanti nazionali debbano essere in assoluto pronti e fedeli ad applicare gli ordini centrali ricevuti, così come i vari istituti democratici, o meglio proto democratici, devono essere trasformati in modo tale da sveltire e applicare tali disposizioni. Il Nuovo Ordine Europeo, spinto in massima parte dal desiderio oramai irrefrenabile, e non più ostacolato, della massimizzazione del profitto, prevede la conversione delle maggiori industrie dal consumo di massa al consumo d’elite. Esempio nell’industria tessile, giubbini di cotone venduti a millesettecento euro, camicie a duecento euro, nell’industria calzaturiera: scarpe vendute a mille euro; la trasformazione in senso autoritario degli ordinamenti democratici, la generazione di una sterminata massa di servi incapaci e inabili a ogni reazione, inconsapevoli della loro condizione di oppressi, accanto a una minimale presenza di collaboratori semiprivilegiati; l’emarginazione, la criminalizzazione e l’eliminazione di ogni forma di dissenso o di voce libera. Quindi, ritornando al semplice microcosmo del tram dove mi trovavo, quella maggioranza di poveri disgraziati con un ombrello da due soldi e quella esigua minoranza di collaboratori dall’ombrello poco diverso, rappresentavano egregiamente il macrocormo che si va rapidamente consolidando.
Ma, contrariamente a quanto mi sarei aspettavo, questa soluzione dell’enigma degli ombrelli, non aveva prodotto in me nessuna particolare emozione negativa. Non mi sentivo affatto indignato da questa presa d’atto, palese oramai almeno a qualsiasi persona con un minimo di buon senso, le cose che più mi avevano spaventato erano la pressoché totale assenza di voci consapevoli della tragedia, la quasi totale inconsapevolezza e il totale asservimento delle varie élite politiche a questo disegno imperiale. Prossimo alla meta, non riuscivo a trovare nel Paese una sola organizzazione, associazione, organismo, ente, gruppo, partito, formazione, movimento che fosse cosciente e che avesse il coraggio di denunciare questa situazione, o almeno tentare di informare più persone possibile. La mostruosità dell’immigrazione è considerata da tutti come un evento del tutto naturale, auspicabile, prevedibile e consequenziale, nessuno che lo giudichi per quello che è, un delittuoso traffico di esseri umani organizzato dal grande Capitale e dalla grande Finanza Europea e gestito dalle comunità religiose, dalle cooperative e dalle varie mafie locali. Nessuno che si azzardi a denunciare per quello che è questo elemento importante del problema e gli altri elementi importanti derivanti dalla vittoria del Capitale. Sembra che ogni voce di dissenso che avrebbe dovuto essere eliminata in un tempo presumibilmente abbastanza lungo, e con ulteriore grande dispiego di energie, sia invece già operante, nessuno è più in condizioni di dire la verità, di sostenere la verità, di urlare la verità.
Non ho la sensazione che una simile drammatica situazione si sia già verificata nella storia, né in quella lontana né in quella recente. Siamo di fronte a una novità assoluta. In qualunque epoca storica vagabondiamo, lì troviamo tracce di conflitto, di dissenso, di ribellioni spontanee e organizzate, rivoluzioni, tentativi di diffondere il vero con ogni mezzo a disposizione. Qui da noi, per esempio, nel nostro disgraziato Paese, possiamo rintracciare nel passato, in piccolo, cosa sta avvenendo ora in grande. Nel secolo scorso il Capitale e gli Agrari hanno finanziato e gestito un movimento che avrebbe dovuto, tramite persone disponibili, impedire l’avvento al potere di una particolare Idea che andava diffondendosi nel mondo; in estrema sintesi, questi signori si sarebbero dovuti accollare il compito di “fare il lavoro sporco”, e a quanto sembra pare che lo abbiano fatto nel miglior modo a loro possibile. Ma anche in quel momento storico, sebbene nascoste o latenti, voci di dissenso c’erano e in seguito avrebbero fatto valere il loro peso. Oggi in Europa avviene la stessa cosa, il Capitale e la Finanza gestiscono istituti, partiti e soggetti nazionali disponibili a compiere un certo “lavoro sporco”, la differenza sostanziale è che non si avvertono critiche, non si distinguono voci di verità, nessuno che sappia fare un’analisi corretta.
Le uniche verità che oggi possiamo proclamare sono la morte della capacità d’analisi e del libero pensiero, della consapevolezza e della dignità, la morte del conflitto e della ribellione, la scomparsa di una classe sconfitta, umiliata che ambiva, un tempo, alla conquista del cielo.
Ogni ideologia o religione ha la presunzione di indicare agli individui cosa sia migliore per loro, quale sia il bene e quale sia il male, quale sia la strada che porta alla felicità e alla serenità. A questo scopo propongono vie da percorrere, sacrifici da compiere, ordinamenti da costruire, studi da approfondire, ma non tutte hanno fondamenta talmente solide da poterci edificare sopra strutture ardite e complesse, quindi, di conseguenza, ogni cosa che si costruisce su fondamenta sbagliate è sbagliata. C’è da dire, però, che compiere errori è nella natura umana, così com’è nell’intelligenza dell’uomo rimediare a questi errori. Ideologie e religioni sono soggette come ogni opera a delle inesattezze, ma sono pur sempre classificabili come prodotti della ragione che tengono in considerazione, nell’ambito del loro valore, innumerevoli fattori che potrebbero negare o avvalorare l’efficacia della loro applicazione. Tante ideologie tante religioni, quindi, partono da presupposti corretti, tante da presupposti sbagliati; il capitalismo, invece, non è classificabile né come un’ideologia né come una religione in quanto il suo sviluppo non si basa su un’Idea o su una Fede, ma su un palese passo falso della natura. I Capitalisti sono esseri anomali, sono una bizzarria, un tentativo fallito, il loro “spirito”, le loro “anime” sono uno sbaglio. L’uomo, per definizione, è un essere sociale, ossia per riuscire a vivere, anzi a sopravvivere, deve circondarsi di suoi simili e con loro convivere e collaborare, se possibile, nei modi più adatti. In natura ci sono tanti altri animali sociali, il lupo, ad esempio, e quindi di conseguenza i nostri cani domestici. Ogni padrone di cane sa bene quali sono i suoi istinti, e quali i comportamenti più opportuni per non creare nel compagno di vita traumi o disadattamenti. La natura ha anche generato animali del tutto diversi, animali che della socialità non sanno proprio che farsene. I Gatti sono degli esseri assolutamente solitari, che vedono l’altro loro simile nel migliore dei casi come un elemento da tollerare, nel peggiore da combattere aspramente. Ora, dunque, l’uomo è un animale sociale, deve vivere insieme con altri uomini, se questo stesso uomo lo isoliamo, se atomizziamo la sua esistenza, perde completamente le basi congenite del suo essere. Un Gatto, quindi non potrà mai comportarsi come un cane, non è nella sua natura; un uomo costretto a vivere in modo contrario alla propria natura accumula frustrazioni e causa danni a sé, agli altri e irrimediabili all’ambiente intorno. I Capitalisti, dunque, proprio per questo motivo, per il loro modo ultra egoista e contrario alla natura umana, sono un danno per il mondo intero. I Capitalisti distruggeranno il mondo, la loro folle cecità porterà al collasso le strutture che loro stessi hanno creato. Dissangueranno la terra e produrranno uno sterminato deserto infecondo di fauna e di flora. Ridurranno la maggior parte degli esseri umani ad automi senz’anima e senza intelletto, morti viventi incapaci di pensare e di elaborare una qualsiasi interpretazione del bene e del male, del piacere e della sofferenza. I Capitalisti distruggeranno il mondo, ma distruggeranno il mondo che il loro errore ereditario ha prodotto. Scompariranno come sono scomparsi i dinosauri. Loro spariranno, e con loro l’intera umanità, però non scomparirà la vita, quella resterà e proseguirà con nuovi esperimenti e nuovi tentativi, fino alla prova perfetta, o al nulla.     


22 maggio 2015

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