Nessuna scienza potrà dal loro il pane, finché saranno
liberi; ma finirà che deporranno la loro libertà ai nostri piedi e ci diranno:
“Fateci schiavi, ma sfamateci!”
Da “I fratelli Karamazov - Il Grande Inquisitore” di Fedor
Dostoevskij
Qualche settimana fa ho avuto la necessità
di recarmi in una conosciuta borgata romana per risolvere un problema. Non
potendo fare altrimenti, sono stato costretto ad affrontare una giornata
piuttosto piovosa, davvero una brutta giornata, quindi, armandomi di pazienza e
di ombrello, mi sono recato alla più vicina fermata dei tram, mezzo pubblico
che da chissà quanti anni collega quella che una volta era estrema periferia.
Non ho dovuto aspettate molto tempo, per fortuna il mezzo pubblico è arrivato
quasi subito e successiva fortuna c’erano anche dei posti liberi per mettermi
seduto, così da evitare di fare tutto il percorso in piedi. Accomodatomi in
prossimità di un finestrino, alternavo l’attenzione per il “fuori” con una vaga
attenzione per il “dentro”, ossia, dal conosciutissimo ambiente esterno che
scorreva oltre il vetro, passavo allo sconosciuto materiale umano che come me
affrontava quel tragitto. Non ero un granché interessato a chi fossero i
compagni di viaggio, ero piuttosto ansioso di arrivare e di risolvere il
problema. Dopo qualche fermata, tuttavia, mi sono accorto di una cosa, che i
passeggeri erano circa una ventina, cifra del tutto generica, considerato chi
saliva e chi scendeva, che quelli della mia stessa nazionalità si mantenevano
però più o meno regolari, ossia, su una ventina circa tre o quattro, il resto
erano di varie ignote etnie. Questo elemento non l’ho considerato assolutamente
come una stranezza, in quanto la maggior parte dei così detti “migranti” hanno
trovato sistemazione in case di periferia. La cosa che mi aveva incuriosito di
più, invece, era che fossero quasi tutti uomini, quasi della stessa età, poche
le donne, e la cosa assai più strana e che fossero forniti tutti di un
particolare modello d’ombrello, certo di colori diversi, ma un modello che si
vede venduto nei giorni di pioggia in ogni angolo della città a un prezzo
davvero irrisorio. Gli unici ombrelli diversi erano il mio e quello di radi
signori che apparivano come miei connazionali. Lì per lì ho giustificato subito
la cosa, era una giornata di pioggia, logico che ognuno si fosse munito di un
ombrello, non era quindi fattore tale da ritenere insolito. Poi però, col
trascorrere del tempo e delle fermate, la cosa non mi era sembrata così
trascurabile, poiché quei passeggeri di nazionalità diverse ma della stessa età
e con lo stesso tipo di ombrello, mi hanno riportato alla mente notizie che i
nostri giornalisti ogni tanto elargiscono sui classici mass media.
Quando con patetica retorica
danno notizia di uno sbarco di “migranti” sulle nostre coste, in genere quasi
tutti, o meglio tutti, fanno riferimento alla triste sorte di questi poveri
disgraziati, che fuggono dalle guerre e dalla fame. La cosa assai curiosa,
però, è che questi individui che fuggono dalle loro situazioni terribili sono
quasi tutti maschi, quasi tutti della stessa età; sui barconi precari che hanno
affrontato il mare, non si vedono che pochi bambini, poche donne, mai vecchi o
genitori anziani. In pratica il macro mondo che sbarca sulle nostre coste, era
ben rappresentato dal micro mondo che viaggiava con me sul mezzo pubblico
comunale. Dunque, mi sono domandato, se intere popolazioni fuggono da
situazioni disperate o intollerabili verso situazioni migliori, come mai nel
loro viaggio non portano con sé tutto il loro ambiente umano, un ambiente
presumibilmente composto di persone delle più svariate età e in egual misura
maschi e femmine? Subito non ho saputo dare una risposta all’arcana faccenda,
ma la strada per arrivare a destinazione era piuttosto lunga e quindi ho avuto
modo di fare ricorso alle svariate tessere che avevo a disposizione, tessere
che avrebbero, se ben utilizzate, dovuto formare infine un grande puzzle.
Gli altri elementi di cui ero in
possesso per chiarire la curiosa questione erano le svariate analisi e
riflessioni che sono patrimonio culturale, sebbene piuttosto limitato e umile a
esser sinceri, di una persona che non ha mai creduto troppo alle menzogne
propinate dalla stragrande maggioranza degli aventi diritto alla parola.
Il primo riferimento a cui ho
fatto ricorso è stato alle varie informazioni recepite attraverso l’approfondimento
di una particolare vergogna tutta Europea, una delle tante, la tratta degli
schiavi verso le Americhe avvenuta fra il XVI e il XIX secolo. Anche in quell’occasione
chi affrontava il viaggio verso “il nuovo mondo” non erano certo giovani,
vecchi e bambini, cioè intere popolazione nella loro molteplicità, ma la
maggior parte solo maschi e femmine di una certa età, quindi esattamente, o
poco diverso, da come avviene nei nostri tempi fra l’Africa e l’Europa. Altro
elemento che mi avrebbe infine aiutato a capire cosa sta succedendo è la presa
d’atto, a suo tempo maturata, che la “lotta di classe” iniziata prima ma
dichiarata il 21 febbraio del 1848 con la pubblicazione del “Manifesto del
Partito Comunista” di Karl Marx e Friedrich Engels, si è ufficialmente chiusa
il 9 novembre 1989 con la caduta del Muro di Berlino e con la conseguente
vittoria della Borghesia sul Proletariato. Altro elemento da considerare è che
come ogni guerra ha avuto delle ripercussioni, soprattutto sui perdenti,
perdenti che non potevano assolutamente pretendere che le cose sarebbero
rimaste uguali a prima della disfatta. Infatti la guerra persa le ha avute
delle serie conseguenze, eccome se le ha avute. Il massacro operato dal
Capitale vittorioso sulla Classe Operaia, l’emarginazione del lavoro,
l’eliminazione dei contratti e delle garanzie, la metodica distruzione dei
servizi sociali conquistati a costo di dure lotte negli anni passati, la
devastazione delle Costituzioni uscite dalle rovine della Seconda Guerra Mondale,
sono un fatto incontrovertibile. Altro elemento che non ho sottovalutato
nell’analisi, è quel fattore economico che tutti chiamano “globalizzazione”, in
sostanza una mondializzazione delle produzioni, dei mercati e degli scambi, che
ha avuto come conseguenza quella di una più intensa concorrenza a livello
commerciale.
Avendo a disposizione questa
serie d’informazioni, e altre che mi sono venute in mente in seguito, mi era
sembrata del tutto logica la realtà che stavo vivendo. Il Capitale e la Finanza
Europea, in particolare dal 1989, hanno iniziato a ristrutturare la società,
così come l’abbiamo vissuta, una società costruita a seguito di una “paura”, la
paura del Comunismo e della presa del potere a opera del Proletariato, della
Classe Operaia. Questa completa riorganizzazione comporta prima di tutto la
riduzione in schiavitù, regressione alla pura sussistenza della quasi totalità
dei lavoratori e come atto successivo a questo, non essendo più necessario a un
profondo controllo sociale, lo smantellamento dei ”diritti acquisiti”, soppressione
di quello che ora è chiamato “welfare”, quindi sanità, scuola, trasporti,
pensioni. La riduzione in schiavitù avviene mediante l’adeguamento dell’ex lavoratore,
quindi con l’accettazione obbligata o passiva delle nuove condizioni, operate
tramite il ricatto, la vessazione, la competizione esasperata, e sempre più
spesso con una vera sostituzione fisica del lavoratore europeo con la massiccia
importazione di schiavitù extraeuropea. La struttura che con gli anni si è
andata maturando è di tipo imperiale, una ristrettissima elite di Capitalisti e
di Finanzieri che tramite i vari lacchè locali, le caste politiche organizzate,
sotto dettatura trasformano gli ordinamenti nazionali in modo tale che le
disposizioni emanate dal vertice siano recepite all’istante anche in ogni
estrema periferia. Questa necessità di fluidità e rapidità comporta la scelta
sistematica di elementi che non siano d’intralcio al grande disegno imperiale,
ecco dunque che i parlamenti nazionali devono essere composti di soggetti
particolari, ricattabili, sicuri, e che i governanti nazionali debbano essere
in assoluto pronti e fedeli ad applicare gli ordini centrali ricevuti, così
come i vari istituti democratici, o meglio proto democratici, devono essere
trasformati in modo tale da sveltire e applicare tali disposizioni. Il Nuovo
Ordine Europeo, spinto in massima parte dal desiderio oramai irrefrenabile, e
non più ostacolato, della massimizzazione del profitto, prevede la conversione
delle maggiori industrie dal consumo di massa al consumo d’elite. Esempio nell’industria
tessile, giubbini di cotone venduti a millesettecento euro, camicie a duecento
euro, nell’industria calzaturiera: scarpe vendute a mille euro; la
trasformazione in senso autoritario degli ordinamenti democratici, la
generazione di una sterminata massa di servi incapaci e inabili a ogni
reazione, inconsapevoli della loro condizione di oppressi, accanto a una
minimale presenza di collaboratori semiprivilegiati; l’emarginazione, la
criminalizzazione e l’eliminazione di ogni forma di dissenso o di voce libera.
Quindi, ritornando al semplice microcosmo del tram dove mi trovavo, quella
maggioranza di poveri disgraziati con un ombrello da due soldi e quella esigua
minoranza di collaboratori dall’ombrello poco diverso, rappresentavano
egregiamente il macrocormo che si va rapidamente consolidando.
Ma, contrariamente a quanto mi
sarei aspettavo, questa soluzione dell’enigma degli ombrelli, non aveva
prodotto in me nessuna particolare emozione negativa. Non mi sentivo affatto indignato
da questa presa d’atto, palese oramai almeno a qualsiasi persona con un minimo
di buon senso, le cose che più mi avevano spaventato erano la pressoché totale
assenza di voci consapevoli della tragedia, la quasi totale inconsapevolezza e
il totale asservimento delle varie élite politiche a questo disegno imperiale. Prossimo
alla meta, non riuscivo a trovare nel Paese una sola organizzazione,
associazione, organismo, ente, gruppo, partito, formazione, movimento che fosse
cosciente e che avesse il coraggio di denunciare questa situazione, o almeno
tentare di informare più persone possibile. La mostruosità dell’immigrazione è
considerata da tutti come un evento del tutto naturale, auspicabile,
prevedibile e consequenziale, nessuno che lo giudichi per quello che è, un delittuoso
traffico di esseri umani organizzato dal grande Capitale e dalla grande Finanza
Europea e gestito dalle comunità religiose, dalle cooperative e dalle varie
mafie locali. Nessuno che si azzardi a denunciare per quello che è questo
elemento importante del problema e gli altri elementi importanti derivanti
dalla vittoria del Capitale. Sembra che ogni voce di dissenso che avrebbe
dovuto essere eliminata in un tempo presumibilmente abbastanza lungo, e con
ulteriore grande dispiego di energie, sia invece già operante, nessuno è più in
condizioni di dire la verità, di sostenere la verità, di urlare la verità.
Non ho la sensazione che una
simile drammatica situazione si sia già verificata nella storia, né in quella
lontana né in quella recente. Siamo di fronte a una novità assoluta. In
qualunque epoca storica vagabondiamo, lì troviamo tracce di conflitto, di
dissenso, di ribellioni spontanee e organizzate, rivoluzioni, tentativi di
diffondere il vero con ogni mezzo a disposizione. Qui da noi, per esempio, nel
nostro disgraziato Paese, possiamo rintracciare nel passato, in piccolo, cosa
sta avvenendo ora in grande. Nel secolo scorso il Capitale e gli Agrari hanno
finanziato e gestito un movimento che avrebbe dovuto, tramite persone
disponibili, impedire l’avvento al potere di una particolare Idea che andava
diffondendosi nel mondo; in estrema sintesi, questi signori si sarebbero dovuti
accollare il compito di “fare il lavoro sporco”, e a quanto sembra pare che lo
abbiano fatto nel miglior modo a loro possibile. Ma anche in quel momento
storico, sebbene nascoste o latenti, voci di dissenso c’erano e in seguito
avrebbero fatto valere il loro peso. Oggi in Europa avviene la stessa cosa, il
Capitale e la Finanza gestiscono istituti, partiti e soggetti nazionali
disponibili a compiere un certo “lavoro sporco”, la differenza sostanziale è
che non si avvertono critiche, non si distinguono voci di verità, nessuno che sappia
fare un’analisi corretta.
Le uniche verità che oggi
possiamo proclamare sono la morte della capacità d’analisi e del libero
pensiero, della consapevolezza e della dignità, la morte del conflitto e della
ribellione, la scomparsa di una classe sconfitta, umiliata che ambiva, un
tempo, alla conquista del cielo.
Ogni ideologia o religione ha la
presunzione di indicare agli individui cosa sia migliore per loro, quale sia il
bene e quale sia il male, quale sia la strada che porta alla felicità e alla
serenità. A questo scopo propongono vie da percorrere, sacrifici da compiere,
ordinamenti da costruire, studi da approfondire, ma non tutte hanno fondamenta
talmente solide da poterci edificare sopra strutture ardite e complesse,
quindi, di conseguenza, ogni cosa che si costruisce su fondamenta sbagliate è
sbagliata. C’è da dire, però, che compiere errori è nella natura umana, così com’è
nell’intelligenza dell’uomo rimediare a questi errori. Ideologie e religioni
sono soggette come ogni opera a delle inesattezze, ma sono pur sempre
classificabili come prodotti della ragione che tengono in considerazione,
nell’ambito del loro valore, innumerevoli fattori che potrebbero negare o
avvalorare l’efficacia della loro applicazione. Tante ideologie tante
religioni, quindi, partono da presupposti corretti, tante da presupposti
sbagliati; il capitalismo, invece, non è classificabile né come un’ideologia né
come una religione in quanto il suo sviluppo non si basa su un’Idea o su una
Fede, ma su un palese passo falso della natura. I Capitalisti sono esseri anomali,
sono una bizzarria, un tentativo fallito, il loro “spirito”, le loro “anime”
sono uno sbaglio. L’uomo, per definizione, è un essere sociale, ossia per
riuscire a vivere, anzi a sopravvivere, deve circondarsi di suoi simili e con
loro convivere e collaborare, se possibile, nei modi più adatti. In natura ci
sono tanti altri animali sociali, il lupo, ad esempio, e quindi di conseguenza
i nostri cani domestici. Ogni padrone di cane sa bene quali sono i suoi istinti,
e quali i comportamenti più opportuni per non creare nel compagno di vita
traumi o disadattamenti. La natura ha anche generato animali del tutto diversi,
animali che della socialità non sanno proprio che farsene. I Gatti sono degli
esseri assolutamente solitari, che vedono l’altro loro simile nel migliore dei
casi come un elemento da tollerare, nel peggiore da combattere aspramente. Ora,
dunque, l’uomo è un animale sociale, deve vivere insieme con altri uomini, se
questo stesso uomo lo isoliamo, se atomizziamo la sua esistenza, perde
completamente le basi congenite del suo essere. Un Gatto, quindi non potrà mai
comportarsi come un cane, non è nella sua natura; un uomo costretto a vivere in
modo contrario alla propria natura accumula frustrazioni e causa danni a sé,
agli altri e irrimediabili all’ambiente intorno. I Capitalisti, dunque, proprio
per questo motivo, per il loro modo ultra egoista e contrario alla natura
umana, sono un danno per il mondo intero. I Capitalisti distruggeranno il
mondo, la loro folle cecità porterà al collasso le strutture che loro stessi
hanno creato. Dissangueranno la terra e produrranno uno sterminato deserto
infecondo di fauna e di flora. Ridurranno la maggior parte degli esseri umani
ad automi senz’anima e senza intelletto, morti viventi incapaci di pensare e di
elaborare una qualsiasi interpretazione del bene e del male, del piacere e
della sofferenza. I Capitalisti distruggeranno il mondo, ma distruggeranno il
mondo che il loro errore ereditario ha prodotto. Scompariranno come sono scomparsi
i dinosauri. Loro spariranno, e con loro l’intera umanità, però non scomparirà
la vita, quella resterà e proseguirà con nuovi esperimenti e nuovi tentativi,
fino alla prova perfetta, o al nulla.
22 maggio 2015
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