Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

domenica 5 maggio 2019

I Miserabili



Con questa breve considerazione non voglio recensire il capolavoro di Victor Hugo, ma solo rendere partecipi di una realtà sociale, maggiormente europea, che non mi pare sia stata tenuta nella dovuta considerazione, sebbene sia talmente visibile da risultare imbarazzante. La sensazione che ci fosse qualcosa che non andava nel verso giusto, si è manifestata soprattutto nell'osservare un declino, che si può presentare con molteplici aspetti, della classe politica nel nostro Paese. Questo solo aspetto nazionale, però, non aveva avuto la capacità di riuscire a proporre un’ipotesi credibile. Poi, le elezioni avvenute di recente in Ucraina, sebbene non sia questo un Paese riconducibile alla realtà Europea; la Francia con il suo patetico presidente; i bei volti sorridenti, da attori hollywoodiani, volti da rivista di lusso, splendidi nell'aspetto nobile e curato, così come appaiono i vincitori delle ultime elezioni Spagnole, hanno contribuito a muovere il pensiero dal sospetto alla certezza. Le particolarità, le virtù di una classe politica, in genere sono di solito in sintonia con il momento storico. Se la situazione ha bisogno di individui di una certa levatura, significa che il momento è serio. Se la situazione langue nella routine, significa che il momento non è serio, e può permettersi anche personaggi di scarsa levatura. Riconoscendo come realtà oggettiva che è l’humus sociale a creare i responsabili pubblici, senza andare troppo indietro nella Storia, si può affermare che in Italia, e in Europa, abbiamo avuto, in passato, al di là del bene e del male, personalità politiche che hanno svolto il loro compito contando su indubbie qualità diplomatiche, amministrative e governative. Questi personaggi hanno gestito situazioni caratterizzate, nel secondo dopo guerra, da grandi conflitti, scontri di valori e idee, con conseguenti necessità di controllare masse sociali disordinate, alcune sulla via della consapevolezza. Ossia, in potenza, nella possibilità di prendere coscienza di sé e in seguito gestire la società secondo la loro visione del mondo. Questa pericolosa potenzialità andava controllata, gestita e resa infeconda. L’impegnativo compito è stato affidato dal Potere industriale e finanziario a politici che hanno saputo dimostrare la loro adeguatezza. La “democrazia” e la sua illusoria realizzazione sono state le armi più efficaci per eliminare certe tendenze, così come illusoria è stata la sensazione d’integrazione economica, sociale, politica. Sentirsi partecipi di un progetto che avrebbe dato origine alla piena soddisfazione di ogni singolo cittadino, ha agito come ottimo agente narcotico. Indubbio che i personaggi politici sono stati all'altezza della situazione. Hanno svolto il loro lavoro con efficacia e solerzia, tanto da giungere al successo finale. Da quel momento le condizioni sono cambiate. L’affermazione di una classe sull'altra ha, per forza di cose, posto il problema dell’aggiornamento dei programmi. La “vecchia classe dirigente” non aveva più le caratteristiche adatte per il nuovo corso che andava via via prendendo forma. Allontanata dalla direzione, era sostituita con delle prime forme ibride, che avrebbero rappresentato egregiamente quel periodo di transizione. Profili umani dove coesistevano vecchi e nuovi elementi: da un ciclo di lotta a un ciclo di rimodellamento dei ruoli. Venendo a mancare i “nemici naturali”, industria e finanza, hanno raggiunto una condizione di privilegio tale da poter esprimere, senza più condizionamenti, tutte le loro latenti patologie psichiche ossessive compulsive. Il capitale e il profitto potevano finalmente liberarsi di una mal tollerata spesa sociale, per procedere speditamente verso un accumulo fine a se stesso. La cosa più evidente che abbiamo potuto costatare, è la lenta trasformazione dei comportamenti degli individui/massa, sollecitati con sempre più perfezionate adulazioni a dimenticare, obliare il loro comportamento sociale, per concentrare l’attenzione verso suggerimenti di tipo edonistico. Questo passaggio da uno status di proto-collettivismo a uno di cieco individualismo è avvenuto in modo graduale, senza destare sospetto alcuno, agendo su diversi piani, dalla sofisticata demonizzazione dell’utopia, alle raffinate lusinghe al consumo, alla follia integrazionista multiculturale. La realtà che si è andata realizzando la possiamo distinguere non ancora nella sua completezza finale, ma nel suo buon grado di avanzamento. La realizzazione più rilevante possiamo identificarla nel comportamento degli individui, modificati nella loro quotidianità e nelle loro prospettive di vita. La variazione si può figurare come una graduale perdita di campo visivo. Da un’ampiezza capace di scorgere gli altri, a ciò che avviene intorno, si è ristretta alla sola percezione di sé e delle proprie necessità. Lo stato di disperazione non si manifesta con un volgere lo sguardo all'analisi del disagio nella sua complessità, quanto piuttosto nel cercare di sopravvivere in un habitat di cui se ne ignora la direzione, e si trasforma secondo regole oscure. Il risultato di questo degrado fisico, economico e morale, è un agitarsi affannoso nella costante angoscia di trovare di che vivere, sia essa costituita dalla ricerca di che sfamarsi, oppure dall'acquisto di superflui nuovi prodotti che offre il mercato, oppure dall'affermazione sociale attraverso comportamenti che non si avvertono come riprovevoli. Questa condizione di decadenza, dove non si registrano più grosse tensioni sociali, dove tutto è vita agonizzante, pura sopravvivenza, conservazione, cavarsela o morire, dunque, non ha più bisogno di forme e personaggi preparati a mediare fra potere reale e potere apparente, bensì di personaggi che in sintonia con ciò che li circonda, sono miserabili anch'essi. L’espediente usato delle convenzioni democratiche non ha più ragione di esistere. Il Potere reale non è eletto. Il Potere reale c’è e basta. Le direttive di carattere economico non sono decise dai governi e dai parlamenti nazionali, ma sono soltanto ratificate dai governi e dai parlamenti nazionali. Le leggi sono comandate da organismi sovranazionali, élite, circoli esclusivi, aristocrazie ristrette. Il mondo del lavoro non è più considerato come una classe antagonista con cui confrontarsi, piuttosto come una folla di individui isolati, confusi, da sfruttare a proprio piacimento. La distruzione dell’aspetto comunitario, già così fragile, è ben rappresentata dallo squallore dei politici che si alternano nella simulata conduzione del nostro Paese: miserabili nei Comuni, miserabili nelle Regioni, miserabili nelle Province, miserabili alla Camera e al Senato, miserabili al Governo, miserabili i Ministri, miserabili i Leader di partito, valenti solo ad accrescere le proprie ricchezze, e a ingannare.
Queste condizioni di pochezza sono classiche di certi periodi storici. Poi avviene qualcosa che riattiva le dinamiche sociali. È probabile che questo avverrà di nuovo, sebbene abbia la sensazione che questa che stiamo vivendo sia davvero la fase finale dell’esperienza “Homo sapiens”. Siamo al capolinea, alla fine, perché non sappiamo più esprimere qualcosa di migliore, di superiore, e non abbiamo più la possibilità di tornare indietro e riprendere a percorrere la strada giusta. In genere queste modeste analisi finiscono così, con insopportabili lamentii, senza dare almeno una prospettiva, senza indicare come poter uscire dalla situazione di miseria. Da parte mia non sarebbe poi necessario un granché per porre rimedio al dramma che stiamo vivendo, basterebbe dire la Verità. La reale condizione. Non è difficile. Se un modesto individuo è riuscito a rendersi consapevole, non vedo perché non dovrebbero riuscirci anche gli altri. Il problema è che nessuno è disposto a dire la Verità, perché dirla, significherebbe “far saltare il tappo”, con tutte le conseguenze che questo comporta. E poiché nessuno crede che siamo alla fine, il cerchio si chiude.
Nietzsche dice che l’uomo è qualcosa che va superato; un animale che non ha ancora affinato il suo istinto: ha ragione il Maestro.
Solo dopo di noi comparirà qualcosa di migliore. Forse.

1 maggio 2019
Festa del Lavoro
  

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