Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

venerdì 22 ottobre 2021

CAPRICCI DI BIMBI

Sono convinto che abbiamo perso, anzi, meglio, che non abbiamo mai neanche iniziato a lottare, per dei motivi che cercherò di esprimere nel modo migliore.

 Le due forze in campo, Potere e Opposizione, hanno aspetti spirituali e materiali di diversa natura, motivo che rende impossibile non solo la vittoria dell’Opposizione, ma addirittura incomprensibile lo scontro stesso. Da parte sua a livello spirituale, il Potere ha un Programma preciso, un modo di intendere la vita, la volontà di applicarlo e l’assoluta indisponibilità a modificarlo. Da un punto di vista materiale ha un apparato Statale che gli consente la massima autonomia e la massima mobilità, senza nessun peso di apparati ottocenteschi (Parlamento) che possano essere d’intralcio ai suoi piani. In pratica intorno hanno soltanto un’accozzaglia di parassiti, fannulloni estranei alla realtà della vita, che non hanno nessun interesse per una Folla truffata con false elezioni, presa continuamente in giro da Ministri e ignorata da primi Ministri.

Questa, al di là del bene e del male, è una forma di grandezza che, sebbene criminale, gli va riconosciuta.

Dall’altra parte c’è una “massa” devastata da trent’anni di propaganda sub-culturale capace di ridurre gli individui a uno stato spirituale e materiale difficilmente riconducibile all’Umano. Nel corso del tempo nello spirito si sono persi i riferimento Ideali, una Forma di Società per cui lottare, i codici morali di comportamento, cancellata qualsiasi forma di Cultura. Si è ridotta una specie per sua natura comunitaria, bisognosa degli altri, a un individuo isolato, miserabile, senza punti di riferimento, completamente incosciente dello stato di profonda mortificazione in cui vive.

Da un punto di vista materiale, la decadenza ha portato da un Progetto ambizioso di presa del Potere, a un elemosinare migliori condizioni salariali, per finire con un completo smantellamento dei servizi sociali e delle garanzie di lavoro prima conquistate. Ora, ridotti alla condizione di schiavi non chiedono più nulla, se non un lavoro qualsiasi alle condizioni qualsiasi dettate dalla classe imprenditoriale. Non hanno un modello di società da rivendicare, non hanno Partiti cui rivolgersi, non hanno Sindacati, non hanno centri d’incontro, non hanno più cultura sufficiente non solo per capire la realtà in cui vivono, ma neanche per capire come loro vivono nella società.

Quindi, tornando alla situazione attuale, questi momenti che viviamo non sono che il risultato di questi trent’anni di educazione al non contare nulla, a essere quella che in guerra si chiama “carne da macello”, consumatori di sporcizia senza valore e senza dignità. Questo si traduce infatti, oggi, a quel piagnucolio che somiglia molto a un bambino che prega la nonna di comprargli un giocattolo. Un piagnucolio fastidioso che dovrebbe intenerire il Potere, tanto da arrivare a soddisfare la richiesta: “Per favore mi togli il green pass che devo tornare a fare la vita di prima!” Senza immaginare che la “vita di prima” ci ha portato a questa situazione.

Ignorando che è la vita di prima che ci sta portando alla morte.

Un autentico annientamento pianificato.

Al Potere non gliene frega niente dei nostri piagnucolii da bambini viziati. Al Potere interessa il suo Programma e l’applicazione rigorosa del suo Programma. Sa bene che le maggioranze ubbidiscono senza frignare, sa bene che piccole minoranze prive di valore si lamenteranno, ma non fa niente, basta non ascoltarli e non considerarli, poiché non portano avanti Idee pericolose, ma sono solo capricci di bambini. Il Loro Potere e la Loro forza di corruzione e immensa, poiché dalla Loro hanno denaro, malvagità e pazzia. Dalla nostra parte invece non c’è più nulla, se non qualche lacrima, un rosario stretto fra le mani e una gran vuoto di tutto ciò che ci rendeva Umani.

giovedì 26 agosto 2021

CERTI DESTINI

 In un articolo pubblicato sul mio Blog un po’ di tempo fa, ho cercato di portare avanti un’idea. In particolare ipotizzavo che nelle diverse scienze umane come la storia, o la filosofia, oppure l’economia, ognuno ha la possibilità di trovare quello che inconsciamente va cercando, secondo una personale predisposizione materiale e spirituale nei confronti della realtà. L’intuizione è nata in un centro commerciale, mentre aspettavo mia Moglie e mia Figlia impegnate per degli acquisti. Davanti a me c’era un grande spazio giochi dedicato ai bambini, lasciati lì parcheggiati da alcuni sciagurati genitori. Qualcuno si divertiva molto in un grande scatolone, dove c’erano tante palline di plastica colorate. Quindi, l’ipotesi che ho formulato osservandoli, è che la nostra storia, e la nostra vita, sono come quello scatolone pieno di palline di tutti i colori: ognuno di noi vivendo, riflettendo e studiando, distingue e sceglie di prevalenza il suo colore preferito. C’è da aggiungere a questo non trascurabile elemento, che la storia è un po’ come un puzzle di cui si sono smarriti, secondo i periodi storici, una percentuale alta o bassa di “pezzi” (le tesserine che compongono la figura). A questi elementi accidentali c’è da sommare poi l’intervento colpevole dell’uomo, che avendo necessità di favorire o avversare questo o quell’avvenimento o personaggio, ha enfatizzato ciò che faceva comodo e provveduto a cancellare ciò che non faceva comodo. Insomma, nel complesso, della storia fra non conoscenze, invenzioni, falsità, tratti di penna, possiamo dire che se ne conosce ben poca di verità, qualora esistesse poi una Verità. Questo vale più o meno anche per le altre materie.

Con questi scarsi elementi in mano, c’è chi si è azzardato a sostenere la tesi che è tutto un progredire dello Spirito verso la perfezione; chi ha visto invece solo nella Materia e nelle esigenze economiche il motore dell’agire; chi ha innalzato le Masse Operaie a predestinate alla beatitudine, chi a visto le èlite come uniche portatrici di sviluppo, chi invece gli individui. C’è chi ha creduto di distinguere una continua lotta di classe, chi una continua lotta di popoli, chi invece una continua lotta di razze; chi ha qualificato come assoluti il denaro e chi la gloria, chi ha pensato addirittura alla sola sessualità come sorgente d’ogni felicità o d’ogni infelicità. Insomma, ognuno di noi in conformità a com’è strutturato distingue una certa pallina colorata nel grande scatolone.

Anche in questa occasione di riflessione, che ho definito “Certi destini”, mi è parso di distinguere una particolare tradizione di individui che da sempre, in pratica, ha creduto opportuno distinguersi dalle maggioranze come personaggi insofferenti e fastidiosi.

Vedrò di chiarire come posso la singolare sensazione.

L’Homo sapiens, così da come si è espresso finora, sembra emergere non certo per la sua pretesa superiorità quanto per la sua manifesta inadeguatezza. L’idea che egli sia il massimo risultato dell’evoluzione è una scemenza cui bisogna credere, per non esser esclusi dalla società e dalla vita d’ogni giorno. L’idea che un dio da lui stesso inventato lo abbia eletto padrone della Natura, è stato l’espediente teorico responsabile della rovina sua e dell’ambiente in cui lui stesso vive: un autentico atto di protervia suicida. Ponendosi come Essere “creato a immagine e somiglianza di dio”, si è posto al di fuori di quelle leggi, misteri e sacralità della Natura che sono alla base di una indispensabile, necessaria armonia con il Tutto. Da quello che si intuisce, l’Homo sapiens ha rovesciato i termini del discorso non solo in materia religiosa ma anche scientifica: invece di considerarsi “ultimo arrivato” quindi il meno perfetto, si è eletto a “ultimo arrivato” quindi il più perfetto, anche in questo caso una provvidenziale osservazione scientifica trasformata in dogma per necessità economiche e politiche contingenti. Da questo guazzabuglio di scempiaggini, d’idee deliranti, di menzogne e di piccole evidenze, c’è una cosa che sembra emergere con una certa frequenza e attendibilità: che la quasi totalità degli individui vive secondo condizionamenti materiali e spirituali, sociali e individuali caratterizzati da comportamenti solo a livello teorico morale considerati negativi. Non mi inoltro nel complicato discorso della “natura umana”, non mi sento così arrogate e presuntuoso da intervenire nella discussione accanto ai grandi della storia. Anche perché nessuno di loro è mai riuscito a chiarire in modo esaustivo e universale cosa sia questa “natura umana”, così da apparire sempre come un qualcosa di aleatorio, sfuggente e discutibile. Vorrei solo indicare, così, in modo empirico, una serie di istinti, sentimenti, desideri che sembrano avere una loro particolare tendenza a sfociare nella decadenza, nella corruzione e nella dissolutezza: l’istinto aggressivo, l’orgoglio, l’egoismo, la vanità, la crudeltà, l’innata disposizione al potere prevaricante, alla sopraffazione, all’accumulo di ricchezza originato da una deformità psicopatologica, l’esercizio del potere che sfocia nel sopruso e nella tirannia, la comunità che sfocia nel becero individualismo, la sessualità che diventa depravazione; insomma, quelle che sembrano essere le nostre caratteristiche, “l’umano”, si logorano trasformandosi senza scampo in “troppo umano”. Da questo non conoscere i propri limiti, da queste positività/negatività, da questo vivere bene/male, da questa consapevolezza/inconsapevolezza, da questo tutto e il contrario di tutto, spuntano fuori strani personaggi che definirei appunto “Certi destini”. Questi sventurati individui sembra che avvertano la pressante necessità di indicare quale sia, o meglio ritengono che sia, “il Male” dell’uomo e indicano poi quali sono le vie per rimediare a tutto questo, quello che Loro interpretano come “il Bene”. Loro hanno codificato tutta una serie di scostamenti dal vivere corretto, ad esempio, solo per citarne alcuni: odio, ira, orgoglio, invidia, fornicazione, impurità, lascivia; assassini, ladri, ubriachi, avari, invidiosi, lussuriosi, ingordi, accidiosi e via via scorrendo. Non mi sembra il caso di fare un elenco, nome e cognome, di questi personaggi, chi non li conosce non ha interesse a questo discorso, chi li conosce sa bene di chi stiamo parlando. In genere, a seconda dei tempi, dei luoghi e della cultura imperante, dicevano quasi la stessa cosa, con forme e tecniche espressive diverse ma sostanzialmente avvertendo che il modo di vita che si stava conducendo era un modello di vita sbagliato, che avrebbe condotto a tragiche conseguenze. La cosa molto curiosa è che queste tragiche conseguenze si sono puntualmente verificate, ma che non sembra siano servite a insegnare a chi è venuto dopo un comportamento più saggio e responsabile. In definitiva questi “poveri disgraziati”, messi in croce, ammazzati, sbattuti nelle peggiori galere, ridicolizzati, emarginati e fatti morire di stenti, hanno ricevuto sempre il medesimo trattamento. Il fattore di per sé risibile e sconcertante è che quelli che hanno messo in pratica i più svariati modi per dissuaderli, convincerli, credevano che il loro fosse il solo modo possibile di vivere, anche con le negatività che ho indicato. Da questo piccolo quadro parziale si può tentare di ipotizzare che la vita dell’Homo sapiens, non sia quel sentiero chiaro e sicuro che caratterizza invece le altre forme di vita più evolute della nostra. Se c’è un comune modo di vivere che trascura o ignora certi fattori negativi e dall’altra un richiamo acuto a considerare questi fattori negativi, le possibilità di riflessione si aprono a ventaglio. Le combinazioni che potremmo trarre da questa contraddizione sono così tante da provocare un certo disagio al solo pensare di esaminarle tutte. Da qui la necessità di ridurre la problematica, se poi problematica c’è, a un solo fattore esemplificativo, tuttavia di per sé comunque emblematico.

Un esempio molto semplice, dunque, tanto per chiarire il vicolo cieco in cui si trovano pensiero e azione dell’uomo. Uno dei tanti famosi scomodi personaggi cui la società ha dovuto tenere testa è certamente Francesco d’Assisi. Ora questo signore sembra che abbia detto delle cose piuttosto importanti e nello stesso momento semplici nel condannare quello che lui ritiene un brutto modo di vivere e quello che ritiene un bel modo di vivere. Per lui la salvezza è possibile comportandosi in un certo modo, definibile come sobrio, in piena sintonia con i ritmi e le regole della Natura. La società, invece, quella che era intorno a lui e quella che si è ultra-sviluppata intorno a noi, non è altro che la negazione assoluta del suo messaggio, confermato dal caloroso abbraccio che l’umanità ha attribuito al Padre di Francesco, commerciante e ricco. La vita è piena di questi “illusi” che tracciano metafisiche possibilità di vivere in un modo ritenuto migliore. Perché il problema è tutto in quel particolare “ritenuto migliore.” Ora, l’averlo fatto Santo è la prova che la sua esperienza è stata considerata, da tutti, estranea alle normali potenzialità dell’Homo sapiens, oppure potremmo definirlo come un Uomo che è riuscito a scampare dall’abisso del Nulla, ma che non è riuscito a “salvare” l’umanità?

Forse Francesco aveva ragione e suo Padre torto. Forse Francesco aveva torto e suo Padre ragione.

Forse il nostro modo di vivere non è poi così diverso dagli animali che ci vivono intorno. Forse il nostro modo di vivere è molto differente dagli animali che ci vivono intorno. Forse non siamo come specie in condizioni di sopravvivere, considerati i nostri difetti. Forse siamo come specie in condizioni di sopravvivere, considerati i nostri difetti. Forse questi Esseri diversi tracciano Utopie perché non sanno vivere in un mondo reale. Forse questi Esseri diversi tracciano Utopie perché sanno bene come finirà questo mondo reale. Forse questi Esseri vedono di più. Forse questi Esseri vedono ciò che esiste solo dentro di loro.

Non abbiamo nessuna possibilità concreta di sapere come sono andate le cose, come sono le cose e meno che mai come andranno le cose. Quindi l’unica possibilità è affidarsi all’istinto, e l’istinto consiglia di non nutrire troppa fiducia in ciò che quest’umanità di malati e di morenti tenta di far credere, ma di aver fiducia, come Organismi Piccini consapevoli di esserlo, nelle indubbie, queste sì, capacità della Natura di concedere la vita a chi trova spazio per vivere e negarla a chi non è degno di vivere.

sabato 7 agosto 2021

NELLA MENTE DEL COVID

 Due giorni fa sono stato invitato a seguire il parere e la proposta dell’avvocato Alessandro Fusillo, dell’organizzazione “Difendersi ora”. Il tutto verte, ovviamente, sul tema del momento: il Covid e le ultime disposizioni del Governo. Ho seguito con interesse il suo parere e ritengo nobile la sua intenzione di lottare su un piano di Legalità e Legge. Non entro nei particolari riguardanti la prassi che lui consiglia, chi è interessato al discorso può cercarlo sul suo sito; vorrei solo mettere a fuoco l’errore sostanziale che il buon Avvocato commette nel consegnare a noi la sua proposta. L’idea è fondata, mi è parso di capire, su un'illegittimità da un punto di vista formale e sostanziale dei decreti legge emanati. Da qui la consapevolezza e la certezza che delegittimare su terreni democratici (magistratura, boicottaggi e litigiosità quotidiana) siano le armi migliori per giungere a un risultato ottimale. Questa è la rispettabile opinione, priva però di quell’interezza che dovrebbe essere alla base di una visione compiuta della problematica. Ossia, il nostro Paese non è in condizioni tali da poter essere considerato uno “Stato di Diritto” (Forma di Stato che assicura la salvaguardia e il rispetto dei diritti e delle libertà dell'uomo; insieme con la garanzia dello Stato sociale), bensì un’accozzaglia di individui eterogenei inconsapevoli, immersi in una condizione di barbarie assoluta di tutti contro tutti, dove ognuno cerca di frodare, rubare, sfruttare, o nel migliore dei casi a prevalere sugli altri. Il Governo e lo Stato sono l’espressione massima di questa condizione di degrado che da qualche tempo oramai non ha più nessun riferimento con il Diritto: l’avvocato Fusillo dovrebbe sapere che il Potere e i suoi lacchè da molto oramai sono fuori da ogni tipo d’obbligo di legge o regolamento, non hanno nessun interesse alla legalità e non hanno nessun interesse a mettere in discussione una prassi manifestamente illegale con mezzi legali. È una contraddizione priva di senso. In pratica, detto con parole semplici, alle massime autorità di queste divertenti iniziative, un po’ piagnucolose in verità, non gliene frega niente.

Le ragioni di questo disinteresse le ho condensate nei quattro punti che seguono.

 PUNTO PRIMO

Il Governo non è più un’espressione democratica, ma è espressione di un’oligarchia usuraia e industriale internazionale che ha dei precisi compiti da svolgere: con le buone o con le cattive, deve portare a termine un programma stabilito. La principale, vitale meglio dire, difficoltà dell’Occidente è in sostanza la differenza di risposta che danno le Masse alle indicazioni del Potere. In Cina le masse rispondono con una precisione e una disciplina da rendere il Paese in condizioni di superare le difficoltà in modo più uniforme, privo di conflitti sociali e di contenzioso. Questo si traduce, in sostanza, in una maggiore competitività sui mercati. L’Occidente non ha storicamente e socialmente questo tipo di propensione umana. Le Folle d’Occidente non sono docili e ubbidienti, non rispondono subito a un richiamo d’ordine collettivo, pensano di più a soddisfare esigenze edonistiche individuali che a codici morali comuni, quindi, questa sottile litigiosità e disubbidienza porta a una minore forza competitiva. La risposta “sensata” a questa follia collettiva, da ambo le parti, sarebbe una criminalizzazione della competitività a scopo profitto; invece la risposta che hanno escogitato le psicopatologie Occidentali al potere sono di ben altra sostanza. Se le Masse non rispondono come si deve a un ordine, bisogna condizionarle in modo tale che rispondano ubbidientemente a un ordine. Per giungere a questo risultato si può intervenire in diversi modi: con una coercizione diretta, piuttosto pericolosa; applicando consumate strategie come la corruzione; oppure diffondendo un terrore generalizzato di svariata natura, avulso, in apparenza, dalla volontà e dagli obiettivi del Potere. Il Covid serve egregiamente a questo scopo. Con la paura della malattia e della morte produco uno stato tale d’angoscia fra la Folla, da attrarla verso una soluzione salvifica, come può essere un vaccino. I numeri che accolgono benevolmente questo tipo di messaggio sono le Folle su cui il Potere può contare. In queste condizioni, qualora fossero necessari, poi, successivi provvedimenti più dolorosi per il bene del Paese, il Potere sa che può contare su una percentuale di sudditi ubbidienti tale, da non mettere in discussione o in contestazione il provvedimento.  Possiamo chiamarli complici, fiancheggiatori che non hanno nessuna intenzione di rinunciare a quelli che sentono come privilegi elargiti da un modello di vita. Questa massa accetterà qualunque cosa e saranno quindi sempre disponibili a fare da megafono a qualunque porcheria. Gli altri, una minoranza, saranno semplicemente emarginati, isolati, eliminati dalla società in vari modi: escludendoli dal circuito lavoro, ad esempio. Per avere un lavoro qualsiasi, oltre ai rituali gradi di corruzione a cui è necessario essere disponibili, chiederanno anche il Green Pass. Li faranno morire di fame e li sostituiranno con individui provenienti da altri Paesi (migranti) che abbiano caratteristiche più adeguate a una condizione da schiavi.

PUNTO SECONDO

La seconda parte del programma prevede una situazione Paese molto simile a quella che può verificarsi in un comune esercizio commerciale che cade nelle mani di uno strozzino. L’usuraio presta dei soldi, l’esercizio commerciale si dissangua, non riesce a estinguere il debito, lo strozzino acquisisce l’esercizio commerciale per pochi soldi. Il Covid serve anche a questo. L’Esecutore Fallimentare di questo piano, è l’attuale capo del governo, che sta svolgendo il compito assegnato con solerzia e affidabilità, così come ha già operato in altri Paesi disgraziati quanto il nostro.

PUNTO TERZO

I famosi Servizi Sociali che uno “Stato di Diritto” dovrebbe garantire ai suoi cittadini, sono un istituto novecentesco, come il Parlamento, che non ha più ragione d’esistere. È stato un semplice espediente escogitato dal Potere allo scopo di frenare e ingabbiare in un percorso consumistico le idee di Comunità Utopista che si erano pericolosamente diffuse ovunque in quel periodo. Se un individuo non si sente in pericolo, non spreca soldi per proteggersi. Quindi questi soldi ora possono benissimo essere risparmiati. La liquidazione dello Stato Sociale è un altro elemento fondante della storiella del Covid. In futuro, come avviene già in Paese assai più civili di noi come possono essere gli Stati Uniti d’America, da sempre se hai i soldi ti curi, se non li hai crepi.

PUNTO QUARTO

Questo è il più immediato e lucrativo risultato della storiellina inventata del Covid. Sui giornali economici di una certa rilevanza e attendibilità, sono anni che si parla di profitti e di super profitti ottenuti dalle industrie nei più svariati settori. Ora, questa situazione ha fatto in modo che nuovi soggetti apparissero prepotenti sulla scena dei superprofitti e della speculazione. Piccola indicazione, chi produce vaccini sta guadagnando cifre da capogiro, così come le industrie che ruotano attorno ad esso.

Ora, davanti a questa essenziale esposizione di temi che andrebbero verificare e confrontare in modo efficace, le opinioni e le ricette del buon avvocato mi appaiono di un’ingenuità sconfortante. Sono dignitose e nobili, ma sono ricette che prevedrebbero un contenzioso talmente umiliante per uno “Spirito Libero”, da preferire uscire di scena con un suicidio da questa sporcizia di mondo degli Homo sapiens, piuttosto che umiliarsi davanti a un ristoratore grasso, protervo e ignorante. Il ristorante e il bar sono falsi richiami utilizzati per distogliere l’attenzione dal vero progetto. In realtà siamo due specie diverse: c’è chi crede che la Vita sia un ventre pieno e chi crede che la Vita sia una mente piena. Il problema fondamentale, ciò nonostante, non è quello di trovare un modo adeguato di convivenza, quanto piuttosto quello di eliminare dalla faccia della Terra questa minoranza fastidiosa che insiste a voler pensare con la propria testa, piuttosto che obbedire a una sottospecie di sub-umani psicopatologicamente deformi, che nella loro inconsapevole e incontrollata pazzia stanno decretando anche la loro stessa fine.

mercoledì 21 luglio 2021

TOSSICODIPENDENZA DA CONSUMO

Accade certe volte che rimangano impresse nella mente delle immagini o delle letture, oppure delle riflessioni, come in attesa che ne arrivino altre a completare un possibile puzzle. Per esempio, un’immagine che mi è rimasta particolarmente impressa dello scorso inverno, caratterizzato da un forzato asservimento a un Potere tirannico, è la figura di due signori, non particolarmente anziani, che impossibilitati a entrare nel bar che forse abitualmente frequentano, si erano accontentati, molto accontentati, di sorseggiare il loro caffè fuori dal locale, in condizioni climatiche tutt’altro che piacevoli: quel giorno faceva particolarmente freddo. Dunque, l’istantanea che ho dei due è questa, due signori in piedi, con le spalle poggiate al muro appena fuori del bar, al freddo, con un bicchierino di plastica bianco in mano, intenti a scambiarsi qualche parola, forse di conforto reciproco: un’immagine di uno squallore imbarazzante! Ora, l’altra immagine che era da tanto tempo conservata nella mia memoria, è quella classica del “tossico” che in un angolo squallido, della città si inietta nelle vene la sua dose quotidiana di reputata beatitudine. I due flash in apparenza non hanno nulla che possa accomunarli in una riflessione, così è stato, infatti, almeno fino a quando un “qualcosa”, una tipica e fruttuosa intuizione non è d’improvviso andata a illuminare uno scenario fino allora in ombra, e per molti addirittura difficile o impossibile da distinguere. Le parole che sono andate prodigiosamente a unire le condizioni sono state, “necessità”, o “bisogno”, oppure “esigenza”: i due signori fuori dal bar avevano urgenza di due caffè; il tossico aveva urgenza della sua dose di droga. Allargando il discorso, possiamo dire che il tossico per la sua dose quotidiana di benessere farebbe qualsiasi cosa: spendere tutto ciò che guadagna, rubare, prostituirsi, spacciare a sua volta o cose anche peggiori, quando riesce a immaginarle. Per un caffè non si arriva certo a questi eccessi, è sciocco pensarlo, ma per avere molte, o tutte le cose che la “società dei consumi” propone, la maggioranza degli individui non si rende conto di fare sacrifici assurdi, di ammazzarsi di lavoro, o addirittura frodare o rubare per acquistare la sua dose di benessere. Il paragone potrebbe apparire azzardato ma non lo è affatto, poiché entrambi, tossici e consumatori, credono con ostinazione e fermezza che la felicità sia una cosa acquistabile, fruibile, necessaria, senza sospettare che droga e consumi sono un’induzione voluta da altri. Ora, come il tossico si uccide credendo che quello sia l’unico sentiero possibile, così il consumatore si uccide credendo che sia l’unico sentiero possibile. Evidente che non è così, si stanno entrambi ammazzando per un qualcosa di estraneo alla Vita, qualcosa nemico della Vita, ma chi ne è consapevole non può fare assolutamente nulla per correggere questa situazione. La risposta di entrambi a un semplice tentativo d’approccio al tema, è quasi sempre di tipo aggressivo, se non addirittura violento. Non puoi dire a un consumatore che si riesce a fare a meno di questo e di quello, del bar, del ristorante, della macchina nuova ogni tre anni, del cellulare nuovo ogni anno, dei vestiti di tendenza, degli allevamenti intensivi, della plastica, dei viaggi, del consumo sfrenato e d’ogni altro agente assassino che d’abitudine usa, perché la risposta è sempre la stessa: questo per me è il piacere, di questo ho bisogno e tu che tenti di dissuadermi dal provare piacere sei l’individuo cattivo che vuole la mia sofferenza. Le reazioni dei tossicodipendenti sono analoghe. Per chi riesce a comprendere, non c’è quindi nessuna differenza fra un consumatore inconsapevole e un drogato inconsapevole. Per questo il modello di vita e di “sviluppo” che ci hanno imposto menti malate e criminali non ha nessuna via d’uscita, per il semplice fatto che le Folle non sanno riconoscere i grandi disegni, non hanno consapevolezza di essere degli sciocchi strumenti della volontà altrui, non sanno emanciparsi e rendersi individui, spiriti liberi, non credono che le poche voci di suggerimento abbiano un reale valore salvifico. Mi è capitato spesso di vedere foto di poveri disgraziati morti per overdose, arrotolati su se stessi in luoghi luridi della città, magari ancora con l’ago infilato nella vena, non mi sembra che ci sia una sostanziale differenza con i tanti morti che il consumismo richiede per tenere in vita un modello che, oramai giunto sull’orlo del baratro, non sa concepire altro che un salto in quell’abisso creato a uso e consumo di menti paranoiche, che non hanno mai avuto contatti con la realtà, nessuna intuizione del Tutto, nessuna consapevolezza di essere gli ultimi arrivati, i peggiori e non i primi, i migliori.

mercoledì 19 maggio 2021

IL GIARDINO D’EUROPA - Riflessione su capacità d’analisi/elaborazione e intuizione.

Solo una necessaria premessa al tema che vorrei proporre come motivo di riflessione. Mia Madre non era una persona istruita, anzi a dirla tutta era piuttosto ignorante in fatto di materie umanistiche e istruzione in genere. È stata una Ragazza che ha vissuto nella miseria, terza di otto figli, ha fatto i conti con la fame quella vera, si è salvata dalle violenze che i liberatori hanno inflitto ai popoli liberati, mi riferisco alla Battaglia di Monte Cassino (film La Ciociara – De Sica/Zavattini), si è salvata dalle bombe che sempre i liberatori hanno scaricato su San Lorenzo, quartiere di Roma, moglie di un operaio edile negli anni cinquanta/sessanta. Quindi, considerato il quadro d’insieme, mi ha potuto fornire delle sole notizie utili al sopravvivere. Mi ha orientato verso una sana diffidenza generalizzata e consigliato sempre di considerare tutti gli esseri umani cattivi, fino a prova contraria.

Devo dire che le sue indicazioni mi sono state sempre preziose.

La diffidenza mi ha consentito di non fermarmi alle semplici apparenze, ma di presumere che ci sia sempre qualcosa oltre l’immagine offerta. Il fatto che tutti gli uomini siano cattivi non l’ho dovuto neanche approfondire, poiché le minime esperienze della vita sono state già utili a confermarlo. È da queste essenzialità, quindi, che vorrei avventurarmi nel raccontare a qualcuno, qualora fosse interessato, cosa succede nella mente di “certe persone” quando si apprestano a prendere in considerazione una situazione. Meglio sarebbe non porsi nessun tipo di problema/dubbio: vivere sereni credendo a tutto quello che ti dicono; fare tutto quello che ti dicono di fare. Questa è una condizione di “grazia” a cui molti sono destinati; pochi altri, invece, devono nel quotidiano barcamenarsi tra un’infinità serie di falsità precedenti e correnti per capire. Sono talmente tante le menzogne, le approssimazioni, le fantasie ritenute onestamente o disonestamente vere, che è quasi impossibile in molti casi avere un quadro oggettivo della situazione. Voglio dire con questo che la capacità d’analisi spesso risulta del tutto inutile. Restano a disposizione a questo punto solo due possibilità: fermarsi alla semplice “opinione”, o essere colti da una “intuizione”. La cultura è piena di personaggi che hanno cercato di comprendere per quale motivo d’improvviso tutto sembra uscire dal caos. Nessuno è mai riuscito a spiegare perché questo avviene. Ovvio che le cose vanno sempre verificate dopo nella loro correttezza. Se le cose però poi avvengono con la stessa precisione con cui le hai intuite, questo può significare che forse abbiamo un buon bagaglio d’informazioni che si può concretarsi in un istante in quell’immagine precisa che è la Realtà

Una recente intuizione mi ha stupito più delle altre, indicandomi un qualcosa di mai sospettato. Qualcosa di molto inquietante.

Girando per le strade di Roma, chiunque può assistere a una vera e propria decadenza accelerata delle condizioni di vita. Un precipitare veloce e inesorabile verso un aggiuntivo imbarbarimento di una situazione già di per sé miserabile. La città ridotta a un gigantesco/grottesco ristorante/bar all’aperto. Strade invase all’inverosimile da auto pubbliche e private. Morti di fame che fanno la fila nei vari centri caritatevoli. Nessuna regola di civile convivenza. Atomizzazione e invisibilità degli altri. Lotta quotidiana di tutti contro tutti. Delinquenza proterva. Immigrazione clandestina: un autentico orrore! Nonostante ciò, le informazioni, comunque scarse e lacunose, raccattate qui e là nei mass media celebrano ben altra situazione.

Come mai dell’Italia, futuro “Giardino d’Europa”, e anche della Grecia e della Spagna, vogliono diffondere un’immagine di vita particolare, dedita principalmente al divertimento e al disimpegno? Per quale motivo due personaggi “cattivi” come Monti e Draghi ora si trovano a sostenere il ruolo dei buoni, guaritori di tutti i mali? Per quale motivo l’Italia da anni subisce una sostituzione etnica con “razze” meno ostili allo sfruttamento intensivo? Per quale motivo siamo stati in concreto defraudati d’ogni possibile capacità nel campo industriale? E in ultimo, e non ultimo, per quale motivo gli strozzini internazionali ci prestato così tanti soldi? E dove li hanno presi tutti quei soldi?

 Non so se la mia ultima intuizione sia corretta, sarà il consueto tempo a confermarla.

In sintesi mi sembra di poter dire che Noi e le altre due nazioni citate, siano progetto di un disegno molto raffinato e ambizioso. La Grecia è già stata normalizzata, con la fattiva collaborazione dei nostri attuali leader/banchieri. Noi, e la Spagna, subiremo presto lo stesso destino. Un immenso alveare composito di alberghi, ristoranti, bar, boutique di lusso, droghe d’ogni tipo, prostituzione maschile e femminile, insomma, un gigantesco parco giochi del vizio dopo poter trovare di tutto. Ecco allora che dall’intuizione si arriva a comprendere e collocare aspetti prima incomprensibili. Ecco il motivo d’insistere tanto sulla “movida”, come modello particolare di vita cui sarebbero geneticamente inclini i tre Popoli mediterranei. Ecco perché si brama a disegnarci come propensi a ogni tipo d’intreccio sessuale. Ecco la porno lussuria dei cuochi e dei ristoratori. Ecco perché milioni di immigrati/schiavi sono importati per fare di loro camerieri e lavapiatti, sfruttati ai massimi livelli con stipendi da fame: lavori che i nostri ragazzi non vogliono fare!

In questo quadro si inserisce alla perfezione la storiella del Covid: creo ad arte uno stato emotivo di terrore, il terrore genera una condizione di assoggettamento acritico totale al Potere; il Virus rovina le economie, le economie hanno bisogno di sostegno, il sostegno arriva dagli strozzini, gli strozzini dal gennaio 2023 inizieranno a pretendere la restituzione dei soldi, l’impossibilità a restituire i soldi farà calare i prezzi di tutte le strutture economiche residue del Paese, ed ecco che l’ambizioso disegno si realizzerà in tutta la sua incredibile assurdità.

Piccola prova di questo? Alberghi ristoranti e strutture abitative sono già prese d’assalto da innumerevoli ambigue società finanziare, che stanno rastrellando a due soldi ogni possibile ricchezza immobile.

Se i personaggi che si sono susseguiti, e che si susseguono sulla scena politica, sociale ed economica hanno svolto quel ruolo che ti aspettavi; se la farsa del Covid ha svolto quel ruolo che ti aspettavi; se le Potenze Finanziarie hanno svolto quel ruolo che ti aspettavi; se le condizioni mentali degli umani resi “strumenti muti” hanno svolto quel ruolo che ti aspettavi, potrebbe essere corretta la mia intuizione?

Bisogna ammettere che la follia di questi personaggi ha qualcosa di affascinate e grandioso, proprio come chi crede di volare con il cervello rovinato dal veleno della droga.

domenica 11 ottobre 2020

LE PANTOFOLE DEL RE SOLE

Tre anni fa, io e mia Moglie eravamo impegnati nella solita spesa settimanale, compiuta di solito in un supermercato della zona dove abitiamo. Non c’era molta gente, per fortuna, e giravamo senza fretta fra le corsie, osservando qui e là fra gli scaffali forniti di tutto il necessario, e anche più del necessario. Mentre la mia Compagna spingendo il carrello l’ho vista dirigersi verso il reparto dedicato agli alimenti per Gatti, la curiosità mi ha pungolato spingendomi verso uno scaffale colmo dei più vari modelli di ciabatte e pantofole. Erano tutte in vendita a prezzo scontato, ma scontato a tal punto da apparire come un semplice espediente per non regalarle. Frugando in competizione con altre persone interessate al medesimo articolo, alla fine ho fatto cadere la mia scelta su un paio di ciabatte, un modello classico, aperte dietro, e delle pantofole piuttosto insolite in verità, mai viste prima, di cui però ne ho sospettata la comodità. Quando ho mostrato a mia Moglie cosa avrei voluto acquistare, ha storno un po’ il naso. La singolare pantofola non la trovava affatto gradevole, tutt’altro, le appariva come una vecchia babbuccia da pensionato, e, in effetti, non le potevo dare torno. Però, una volta tornati a casa l’ho subito provata, verificando con soddisfazione che l’impressione di comodità che avevo solo sospettato era più che veritiera. Trascorsa poco più di una settimana dall’acquisto e senza che ci fosse mai avuta occasione in Famiglia di ritornare a discutere della pantofola, tornando a casa la sera alla solita ora, mia Moglie mi ha subito mostrato un ritaglio di giornale, rendendomi partecipe della sua sorpresa. In pratica, il ritaglio di giornale economico/finanziario riportava la notizia che la fabbrica Francese della pantofola acquistata a saldo, era prossima al fallimento. L’aveva riconosciuta dalla foto a corredo dell’articolo. In sostanza siamo venuti a sapere che è un prodotto che affonda le radici addirittura nel XVII secolo, ai tempi di Luigi XIV, quando i calzolai del posto iniziarono a usare feltri riciclati dall'industria cartaria per fabbricare la suola rigida. Non ha caso ho usato il presente indicativo per indicare il prodotto, poiché le pantofole sono ancora ai miei piedi, anche adesso che sto scrivendo l’articolo. Da questa semplice esperienza ne ho tratto un importante insegnamento, che dovrebbe aiutare a chiarire per quale motivo il nostro modello di sviluppo e di vita ci stanno portando al disastro.

Sono quattro anni che porto queste pantofole e sono ancora in perfetto stato, quando, in parallelo, le ciabatte comprate nello stesso momento, di una nota fabbrica Israeliana, non sono riuscite a sopravvivere neanche mezza stagione, come d'altronde altri prodotti nazionali o esteri acquistati in passato.

Per quale motivo la fabbrica Francese del XVII secolo produceva prodotti così eccellenti e oggi se ne producono invece di così scadenti?

E per quale motivo dopo tanti anni la fabbrica sta per chiudere?

Qui devo fare un cenno, per forza di cose, a un problema che hanno avuto i Tedeschi dell’ovest capitalista, quando si sono trovati di fronte al problema della riunificazione: il che fare delle industrie dello Stato Tedesco dell’est Comunista. Per meglio rendere comprensibile la riflessione, poiché sono abbastanza vecchio da ricordarmi che tipo di elettrodomestici fabbricava l’industria Italiana ed Europea negli anni sessanta, posso dire che quei prodotti erano assai diversi da quelli commercializzati ora. Prima c’era una maggiore attenzione alla qualità, intesa come funzionalità e durata; e la differenza non mi sembra trascurabile. In parallelo c’era anche una vasta rete di tecnici che riparavano i vari apparecchi quando si guastavano. Oggi potremmo classificarlo come “indotto”. L’ottica economica era diversa nei suoi principi base di politica industriale. In pratica, tornando alla Germania. I politici e gli industriali Tedeschi si sono trovati davanti a una realtà produttiva simile alla nostra negli anni sessanta: fabbriche di elettrodomestici che producevano frigoriferi, lavatrici, televisori che superavano i venti anni di vita. Prodotti costruiti per durare, non per realizzare solo il massimo profitto. Era una stravaganza impossibile da tollerare. Impossibile perché gli stessi prodotti in occidente devono morire sempre più rapidamente e senza la minima possibilità di essere riparati. Le schede inserite nei vari apparecchi, infatti, sono provviste di un chip di fine vita, il processo si chiama obsolescenza programmata. In pratica è come quando chiamate il tecnico perché il vostro frigorifero si è guastato, e nel 90% dei casi vi dice che “È la scheda, non conviene ripararlo”. Ha ragione, perché il chip assassino si trova proprio nella scheda principale che fa funzionare l’elettrodomestico. Morto il chip morto il frigo. Ora, da queste due storielle, le pantofole francesi e gli elettrodomestici tedeschi, se ne potrebbe trarre anche una lezione, se fossimo in grado di farlo. Purtroppo, come specie animale, non siamo in grado, poiché Socrate ha detto una cosa non perfettamente corretta: la Ragione è senza dubbio utile all’uomo, ma non rappresenta che una piccola percentuale a una cifra di tutto ciò che contiene il cervello. Ossia, quando prendiamo delle decisioni, anche nel quotidiano, a noi sembra che siano scaturite facendo ricorso alla ragionevolezza, in verità esse sono scaturite da condizionamenti molteplici e profondi di cui non abbiamo nessuna consapevolezza. Questo per dire che anche noi, come occidente, avevamo la possibilità negli anni sessanta di immaginare e programmare una scienza industriale capace di produrre pantofole del Re Sole semplici, solide, fatte per durare, capaci di salvaguardare a meraviglia le risorse ambientali, e invece abbiamo preferito le ciabatte Israeliane, che si rompono subito, fanno guadagnare tanti soldi all’industria, massacrano l’ambiente e sono in pratica la nostra scelta di morte. La colpa naturalmente non è soltanto degli industriali Ebrei, ovvio che li ho presi solo ad esempio perché parliamo di ciabatte, la colpa è dell’intera specie umana Homo Sapiens. Il sistema sociale/economico/politico Comunista non era privo di problemi, tutt’altro, però partiva da un paradigma corretto: il bene della collettività a scapito di qualche rinuncia dell’individuo. Sganciando il vivere sociale dalle psicopatologie ossessive compulsive di certi industriali e finanzieri disturbati di mente, controllando con estrema inflessibilità l’infinita capacità di corruzione che l’oro ha sugli individui, forse si sarebbe potuto costruire qualcosa di diverso, che avrebbe potuto salvarci. L’errore grande, comune all’intera epoca passata, è stato quello di credere che si sarebbe potuto creare, col semplice apporto dell’economia e della cultura, quell’Uomo Nuovo capace di riannodare il rapporto con la Natura devastata e saccheggiata dall’Uomo Vecchio. Tutti lo pensavano. Tutti con le più varie sfumature. Ma erano uomini del secolo scorso, non conoscevano la genetica e non sapevano che l’Uomo Vecchio non ha nessuna possibilità di rinnovarsi, poiché è tarato all’origine, è dalla nascita immutabile nei suoi difetti.

È stato nobile crederlo, inevitabile costatarne il totale fallimento. Gli individui che hanno creduto che fabbricare pantofole del Re Sole fosse un paradigma su cui edificare una civiltà più giusta, non hanno pensato che quella Giustizia a fondamento delle loro idee, in fondo non è nient’altro che purissima metafisica, tanto distante da una Natura Umana incapace di intravvedere all’orizzonte, come conseguenza della chiusura di un’antica fabbrica, anche la prossima fine della sua presenza sulla Terra.

sabato 26 settembre 2020

CAMMINANDO PER LE STRADE DI ROMA

Ieri, ho fatto una passeggiata di un paio di chilometri per raggiungere l’ufficio di mia Moglie, che aveva un piccolo problema da risolvere. Infine ho deciso di farli a piedi, quei due chilometri, perché ho atteso per quindici minuti un autobus che non arrivava. Lungo la strada, molto conosciuta, ho incontrato, sulla sinistra, in sequenza, tre postazioni di bidoni della spazzatura nascosti dalla mondezza, certo da giorni non raccolta. Poco distante due reti con materassi e delle coperte sudice sistemate accanto a un muro: lussuosi “posti letto” coperti da un tratto della sopraelevata. Più avanti delle biciclette abbandonate, un ventilatore, dei vecchi giocattoli, lastre di vetro rotte e dei cartoni bagnati. Lì nei pressi tre mascherine sanitarie buttare per terra. Più avanti c’è la sala giochi, dove credo si pratichi la tombola, o qualcosa di simile, frequentatissima da strani disadattati, vecchi spenti e individui terminali che non trovano nessun altra attrattiva nella vita. A metà percorso, in una delle piazze maggiori di zona, c’erano due ragazzi che questuavano dei soldi, dopo aver eseguito dei giochi d’abilità di una gradevolezza dubbia, a giudicare dalle facce degli automobilisti fermi ai semafori. Alla fermata, “varia umanità di tutti i colori e di tutte le razze” attendeva un tram che si faceva desiderare, mentre degli “zingari” che avevano steso dei teli in terra, cercavano di vendergli della mercanzia abominevole, che tanti, tuttavia, osservava, la rigirava fra le mani e ne chiedeva il prezzo. Cammino, ed ecco altre mascherine sanitarie buttate per terra, due anche di stoffa di colore nero. D’improvviso, mentre procedevo a passo lento, cercando un’impossibile tranquillità, viste le sciocche inquietudini che non riesco mai a dominare, si è fatto vivo un tram: stracolmo di “varia umanità di tutti i colori e di tutte le razze”, ammassati come animali su un carro bestiame. Nei pressi dell’ufficio, su una strada laterale, un “luogo di culto musulmano” era affollato di fedeli nei loro abiti tradizionali, consoni al mistico momento. Poco distante un gruppo di ragazzi Cinesi discuteva nella loro lingua oscura. L’unico bar gestito da nostri connazionali, era chiuso, forse fallito causa pandemia. Le ultime mascherine gettate in terra davanti al “luogo di culto musulmano”, facevano arrivare a dieci il conto delle protezioni contro il Covid gettate in terra nei due chilometri percorsi. Dimenticavo: davanti al supermercato c’erano due poveracci sdraiati sul marciapiede che chiedevano l’elemosina. Il bus che avrei voluto prendere non è mai passato. Non mi pare di aver incrociato non più di cinque o sei connazionali “bianchi”. Ho rischiato due volte di finire investito da sub-umani al volante, che mi hanno apostrofato anche in malo modo perché non sono stato sollecito nell’attraversare la strada, sulle strisce. Ho dovuto dribblare con maestria fra automobili parcheggiate male, marciapiedi disastrati, radici d’alberi, monopattini sfrecciati e bici insolenti. Il tutto, accompagnato dalle consuete quotidianità: un piacevole sottofondo di rumori molesti di tutti i tipi, traffico impazzito composto da pazzi al volante dentro automobili sempre più invasive, clacson in varie tonalità, scambi d’indecenti improperi fra automobilisti fuori di sé, spacciatori di droghe, tossicodipendenti, prostitute sudamericane, omosessuali/travestiti in vendita al miglior offerente, e una fila imbarazzante di consumatori di alcaloidi che attendevano pazienti il proprio turno davanti a una tabaccheria.

Arrivato sano e salvo in ufficio, ho compiuto il mio piacevole dovere, ho baciato mia Moglie, e sono ritornato a casa… a piedi, di nuovo, perché l’autobus che mi sarebbe stato utile non si è mai visto. Ovviamente ripetendo le medesime esperienze, piuttosto singolari per una società che si definisce “civile”.

Ora, rinnovo il mio invito: se qualche “anima bella” vuole parlare della nostra “sana vita comunitaria” sono sempre disponibile.