Blog di MASSIMO PERINELLI, scrittore che proporre in lettura alcune sue opere letterarie; così come articoli di letteratura, politica, filosofia, testi che dovrebbero favorire un confronto sui diversi temi del vivere. Nulla di più che un estremo tentativo, nato da una residua fiducia nelle possibilità che hanno gli individui di comunicare. In fondo solo un "grido muto", segno di una dignitosa emarginazione.

venerdì 12 novembre 2021

L’incontro di Viola e Emiliano - Brano tratto dal romanzo “Euchronos” di Massimo Perinelli

Una volta adeguata la vista alla penombra della sala, intravede una graziosa e sconosciuta fanciulla che balla con Fabrizio, il più simpatico dei vecchi amici.

Dunque, alle 16.50 del 12 novembre 1972, Emiliano ancora non sa che la sua vita non è la sua vera vita.

Quando la musica finisce si avvicina per salutarlo, e alle 16.53 accade qualcosa d’inatteso: incontra il Suo viso! Sembra molto carina, ma la penombra può giocare brutti scherzi. È necessaria una verifica più attenta. In genere terminato un disco ne arriva subito un altro. Se non sei più che svelto rischi di restare a guardare.

“Vuoi ballare?”

“Sì!” Risponde lei, senza esitare.

“Mi chiamo Emiliano, e tu?”

“Viola.”

Viola non è una dolce ragazzina qualsiasi, Viola è la dolcezza. La creatura più adeguata a rappresentarla. Indossa dei pantaloni di fustagno color cammello, una camicetta bianca e un maglioncino di lana celeste. È piccolina, sottile, seppure ben fatta nelle forme; un viso incorniciato da un caschetto di capelli chiari e due occhi da gatta, i più belli che Emiliano abbia mai visto. Ballano insieme scambiandosi poco disinvolte frasi di circostanza. Quando il disco finisce, chissà per quale incompreso motivo, la voglia di continuare a stare vicini non si è spenta. E in silenzio, con spontanea naturalezza, riprendono a ballare. Non gli era mai successo che a una nuova conoscenza le mani iniziassero a carezzare sfacciate. Il tocco istintivo, sebbene lieve lungo la schiena, è troppo impaziente perché sia consentito.

“Così fa il dottore quando mi visita.” Precisa Viola, con un sorriso contrariato ma cortese, forzando un po’ il tono della voce.

L’inattesa reazione genera un sussulto d’imbarazzo così intenso che, terminato il disco, Emiliano crede opportuno allontanarsi, senza dire nulla, e senza aver capito bene cosa sia successo. Nei pochi minuti che seguono non può fare a meno di riflettere, sospettando che sia stata l’assenza d’interesse a provocare la reazione di fastidio di Viola. Convinto che l’attimo di magia sia già finito, si avvicina a una vecchia amica. Ballano insieme.

“Beh, dopo una settimana che non ci vediamo non hai nulla da dirmi?” Gli chiede lei.

“Oh, hai ragione, è che sono un po’ distratto.”

“E lo vedo che sei distratto. Ma chi stai guardando?”

Emiliano risponde a monosillabi. Non riesce a staccare gli occhi da Lei, che è tornata a ballare con Fabrizio. Considerato il breve momento vissuto e la rapida conclusione, i sentimenti che prova gli sembrano eccessivi: com’è possibile che sia bastata metà canzone per non sopportare più la visione di Viola fra le braccia di un altro? L’ansia lo coglie al pensiero che non riuscirà a rimediare all’equivoco. Mentre le ultime note del brano scivolano via, si scusa con l’amica, attraversa la sala, evitando le coppie che nel breve intervallo si trattengono a parlare. La raggiunge nell’istante preciso in cui la puntina del giradischi si posa sul solco. La musica riprende. Si guardano senza dire nulla. Imbarazzo, attesa e batticuore. Loro non sanno ancora cosa li ha trafitti, ma Fabrizio sì, fra loro si sente d’improvviso di troppo. Si stringe nelle spalle, sorride e si allontana, spinto via da un qualcosa troppo grande da ostacolare.

“Mi dispiace, non volevo… non sono come immagini.” Balbetta Emiliano, turbato all’idea di un rifiuto.

“Lo so!” Risponde lei, mentre si avvicina per riprendere quel ballo che da allora non è mai finito.

Mezz’ora dopo, ancora pomeriggio, l'atmosfera piena d’emozioni d’improvviso si infrange.

“Ma sono le sei e mezzo, è presto!”

“Lo so che è presto, però devo tornare a casa.” Conferma Viola.

“Posso accompagnarti?” Azzarda speranzoso.

“Sì, andiamo, abito qui vicino.”

Percorrono pochi metri di strada, ognuno imprecando in silenzio contro gli obblighi che costringono a separarsi. Per ora è meglio tenere nascosti i desideri che sono subito emersi.

“Ah, siamo già arrivati?! Davvero devi rientrare così presto, oppure…”

“Non c’è nessun oppure. Mio padre non vuole che rimanga fuori casa di notte.”

Di notte?!"

“Ti prego, devo andare.”

“Viola, ci vediamo domenica prossima? Vieni a ballare?”

“Sì, se posso volentieri.”

“Allora ciao!”

“Ciao!”

Vola via. Attraversa il cortile. Senza voltarsi scompare dentro il portone. Emiliano resta per un istante fermo, come fosse convinto che la vedrà tornare. Poi rassegnato si allontana. Percorre a ritroso la via, solo, in silenzio, un po’ triste, un po’ felice, lentamente, passo dopo passo, senza notare ciò che lo circonda. Ripensa alla Sua dolcezza, ai Suoi occhi da gatta, alla sconosciuta emozione del Suo corpo vicino, al Suo morbido maglioncino di lana celeste. Ripensa ai momenti appena trascorsi come ai momenti più belli della sua vita, con una sensazione di solitudine, d’incompletezza, di sdoppiamento, come se Lei fosse già una parte lontana di sé. Ripensa agli errori, al carente modo di mascherare la timidezza, la paura di non essere stato all’altezza della situazione, di non esserle piaciuto. Vicino al locale, sente che non ha voglia di tornare dagli amici. Per fortuna c’è Franco, che fuma una sigaretta davanti al Club.

“Che fai qui fuori?”

“Proprio niente, quello che facevo lì dentro d'altronde.” Accenna, voltandosi a indicare la sala.

“Facciamo due passi?” Propone Emiliano, sperando che accetti, per placare la voglia che ha di parlare di Lei.

“Sì, andiamo, direzione?”

“Per di là!”

“Ti ho visto uscire con Viola.”

“Sì, l’ho accompagnata a casa, carina vero, la conosci?” Chiede Emiliano.

Pensava di parlare di Lei, invece è Franco che si dilunga nel narrare del loro flirt nato e finito nella breve estate trascorsa. Parla dello scarso coinvolgimento, dei baci innocenti, dell’amore che non è sbocciato. Emiliano lo ascolta, nascondendo bene l’aggressiva gelosia, alleviata appena dal sincero affetto che ha per l’amico. Con quei due contraddittori sentimenti aggraffiati nello stomaco, riesce comunque a esprimere con spontaneità le sensazioni che ha provato per Lei. Mentre parla d’emozioni mai provate, nel momento preciso in cui transitano davanti al muro di cinta di una vecchia villa, avverte un brivido corrergli lungo la schiena, rapido, intenso e misterioso. La sensazione di un Qualcosa che senza incontrare ostacoli si è insediato deciso nella mente e nel cuore: e in quell’istante, Lei, la ragazzina di diciassette anni dagli incantevoli occhi felini e curiosi, è diventata d’improvviso la Creatura più importante della sua vita.

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